Lo andiamo dicendo, purtroppo inascoltati dal 2014: questo è un piano di assunzioni buttato giù in modo frettoloso.
Finita la propaganda, ora si può vedere qual è veramente la realtà dei fatti: sciolta la neve, verrebbe da dire, si vedono i buchi.
Nessuno degli obiettivi dichiarati in partenza potrà infatti dirsi raggiunto: non avremo 150.000 assunzioni, come solennemente annunciato il settembre scorso, non avremo lo svuotamento delle graduatorie a esaurimento, continueremo ad aver bisogno di assumere supplenti.
La complessità dei problemi del precariato, dopo anni di risparmi sugli organici e di abuso dei contratti a termine, come chiaramente detto dalla Corte di giustizia europea, meritava da un governo che predica il cambiamento un progetto che potesse veramente dare stabilità al lavoro nella scuola, a partire dai posti che già ci sono e sui quali hanno lavorato per anni, al sud come al nord, decine di migliaia di precari.
Serviva, come avevamo ripetutamente chiesto, un piano pluriennale che partisse dal fabbisogno reale delle scuole, per stabilizzare il lavoro dei 130.000 precari che ogni anno con un contratto di supplenza garantiscono il diritto allo studio dei nostri ragazzi.
Su 50.000 di questi posti, la “buona scuola” ha escluso la stabilizzazione e ora su questi posti, con una supplenza, potranno lavorare ancora nella provincia di provenienza tanti neoassunti destinatari di un posto di ruolo lontano da casa. Ma se ci sono questi posti che finiranno a supplenza in tutte le province, perché non si sono voluti stabilizzare in organico, costringendo invece le persone a spostamenti forzosi?
Oggi si dice che per molti posti, per classi di concorso e per sostegno, non ci sono precari da assumere. Falso. Su quei posti, essendo già esaurite le GAE, hanno lavorato precari anch’essi abilitati come quelli delle GAE e spesso con ben più dei 36 mesi di contratto a termine e per i quali la legge 107 mette in conto un risarcimento, ma non la stabilizzazione.
Avevamo dunque ragione a chiedere che la legge prevedesse anche per questi precari un lavoro stabile a garanzia anche della continuità didattica per gli alunni che li hanno avuti in questi anni come insegnanti. Invece si ricorrerà ancora a lavoro precario.
Ora apprendiamo dalla responsabile scuola del PD, in un’intervista a Repubblica, che “era tutto previsto”. Complimenti! Anziché ammettere che c’erano soluzioni migliori, che si poteva procedere con un piano pluriennale, che comprendesse tutti i posti disponibili e tutti i veri precari, oggi se ne esce dicendo che aumenteranno i posti del futuro concorso! Come? Dove? Un’altra operazione fatta di numeri pensati a tavolino, con tutta l’approssimazione di cui stiamo avendo testimonianza in questi giorni?