Non lavorano soltanto gli insegnanti nel mondo della scuola: è forse il caso di evidenziarlo, nel momento in cui si avvia una discussione su linee guida centrate prevalentemente sulla ridefinizione di aspetti riconducibili all’area della docenza. Un limite che si coglie proprio nella parte più consistente del documento, quella relativa alle assunzioni dei precari inseriti nella GAE, e che costituisce a nostro avviso un elemento di debolezza dentro a una proposta indubbiamente accattivante come quella delle 150.000 assunzioni in un solo colpo. L’idea che la soluzione definitiva del problema precariato possa coincidere con lo svuotamento delle GAE non regge per almeno due motivi: perché esiste un’area non irrilevante (circa 50.000 persone) di docenti precari non iscritti oggi nelle graduatorie, e perché la stabilizzazione del lavoro deve riguardare doverosamente anche il versante del personale ata, del quale poco o nulla le linee guida parlano.
Il rischio che la proposta del governo corre è di operare una sorta di rovesciamento logico nel momento in cui si assume un problema certamente da affrontare (lo svuotamento delle GAE) e lo si trasforma nel criterio dal quale far discendere sostanzialmente, con un tasso non trascurabile di casualità, la politica degli organici. Politica degli organici a monte della quale non possono stare solo le emergenze da risolvere, ma che presuppone criteri precisi di individuazione del fabbisogno, per il quale va assunto come dato fondamentale la popolazione scolastica, prevedendo per i docenti criteri a valenza generale per la costituzione dell’organico funzionale; inoltre, una scelta esplicita e chiara di coprire con lavoro stabile tutti i posti – sia di docenti che di personale ata – necessari alla scuola per poter funzionare, ponendo così le basi perché la qualità del lavoro la faccia essere davvero “buona scuola”.
Non si dimentichi che le graduatorie a esaurimento più o meno sovraffollate non sono la causa, ma un effetto del troppo esteso ricorso al lavoro precario negli anni trascorsi: un sintomo, e non l’origine, di una malattia che come tutte le patologie conviene combattere con azioni preventive. Fuor di metafora, assumendo alcuni precisi ed espliciti impegni (gli organici necessari, tanto per i docenti che per gli ata, stabilità dei rapporti di lavoro) che vorremmo vedere più puntualmente declinati nelle linee guida del governo Renzi. Così, in una nota, il segretario di Cisl Scuola, Francesco Scrima.
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