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Scritta “Viva Turetta” nei bagni di un liceo, 15enni inneggiano a violenza sulle donne al compleanno di una bimba: c’è un problema

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April 24, 2025

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Due episodi davvero sconcertanti stanno facendo discutere: in un liceo di Barletta, nei bagni femminili, degli studenti sono entrati e hanno imbrattato il muro con la scritta “Viva Turetta”, il ragazzo che ha ucciso la povera Giulia Cecchettin. In provincia di Treviso, poi, la festa di compleanno di una bimba di quattro anni è stata disturbata da 15enni che hanno cantato una canzone inneggiando alla violenza sulle donne.

Bagni con svastiche e oscenità

Le due notizie sono riportate da Il Messaggero. Nel liceo in questione i bagni sono stati imbrattati sia i muri, sia le porte con svastiche, disegni osceni. A denunciare il tutto sono stati gli studenti della scuola, secondo cui l’atto vandalico risale ai giorni scorsi quando i bagni destinati agli uomini sono stati chiusi e gli studenti hanno usato quelli delle donne.

A dirsi sconcertati sono i consiglieri comunali Carmine Doronzo e Michela Diviccaro di Coalizione civica che esprimono “profonda indignazione e condanna” per “atti vandalici, corredati da simboli nazisti, che rappresentano una chiara manifestazione di ideologie violente e inaccettabili. Ci aspettiamo che le Istituzioni competenti intervengano con celerità per identificare i responsabili e adottare misure adeguate affinché tali atti non si ripetano e soprattutto che non possano trasformarsi in azioni concrete”, aggiungono in una nota in cui annunciano di “condividere mobilitazioni e iniziative di qualsiasi forma utili a denunciare e fermare questa deriva inaccettabile”.

“Trovo molto preoccupante che a Barletta, nei bagni di un liceo, siano state rinvenute scritte inneggianti a Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. Si tratta di un pessimo segnale che dimostra come si debba continuare ad insegnare agli studenti la cultura del rispetto della donna. Bisogna incidere e correggere comportamenti e pensieri sbagliati che inducono a far credere che il possesso equivalga all’ amore. Mi auguro che i responsabili di questo ignobile gesto vengano presto identificati”, questo quanto dichiara Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione ed al Merito.

“Stiamo davvero vicino ai nostri figli?”

La festa di compleanno di una bimba di 4 anni, invece, è stata disturbata da bulletti che forse non avevano nemmeno 15 anni. I ragazzetti, bestemmiando, hanno preso di mira le bambine cantando una canzone nota dei The Kolors, storpiandola per aggiungere una strofa di loro invenzione “un ragazzo incontra una ragazza, la notte più non passa e lui l’ammazza”.

“Tutti e tre avevano lattine tra le mani e uno si è messo a calciare la sua incurante del fatto che i nostri figli di 3-6 anni stavano giocando e avrebbe potuto colpirne qualcuno. Invitato a raccoglierla, ha risposto male ad un adulto e tutti e tre bestemmiavano”, riportano le madri in un post su Facebook. E una di loro scrive: “In un contesto sociale come quello che stiamo vivendo, dove la violenza verso le donne, ma non solo, è così diffusa non sarebbe il caso di chiederci se stiamo veramente vicino ai nostri figli? Se li stiamo crescendo con dei valori oppure pieni di schifo, odio e zero senso di responsabilità? Non sarebbe opportuno farci un esame di coscienza e capire se i figli che abbiamo generato portano valore alla società oppure sarebbe meglio rieducarli?”.

Cultura Incel, odio verso le donne, victim blaming: il calderone in cui nuotano molti ragazzi

Evidentemente, c’è un problema: sembra quasi che l’ondata di femminicidi di cui parlano i vari media stia quasi “dando fastidio” ai giovani uomini, molti dei quali, anche se sembra assurdo, stanno iniziando a sviluppare un odio viscerale per vittime e possibili vittime.

Un odio verso le donne, come se fossero loro la causa della violenza che purtroppo spesso viene loro riservata. Il motivo? Secondo molti ragazzi le giovani donne si lasciano troppo desiderare, non degnano neanche di uno sguardo molti coetanei, solo selettive: questo, secondo un ragionamento contorto, genera in loro il seguente pensiero: “Non lasciano scelta”.

Basta pensare al fatto che dopo gli ultimi femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula in vari social sono comparsi commenti come: “Una che scrive ‘Mi amo troppo per stare con chiunque’ doveva essere un’esaltata della peggior specie. Non ci mancherà”, “Se smettesse di dire di no, e invece di frignare e di rifiutare chi ti vuole ci esci e stai zitta, staremmo tutti più in pace”.

Ogni femminicidio è l’occasione per dibattere. Sul “voto estetico” della vittima. Sulle ragioni del killer. Sulla legittimità della vendetta. Sulle strategie per manipolare le donne. Si celebra la cosiddetta Redpill: la pillola rossa che dovrebbe rivelare agli uomini la “vera realtà”. Una realtà distorta in cui le donne, viste come manipolatrici, scelgono solo i “Chad”, gli uomini di successo, fisicamente attraenti, che monopolizzano le attenzioni femminili, e portano a scartare i cosiddetti “brutti” o “incel”.

Cosa significa Incel?

Di Incel si parla adesso moltissimo dopo il grande successo avuto dalla serie “Adolescence, con protagonista uno studente inglese di tredici anni che viene accusato di aver ucciso una sua compagna.

Indagando tra i ragazzi, si scopre che la vittima aveva scritto sui social che il ragazzo accusato, Jamie, fosse un incel.

Ma cosa sono gli incel? Gli incel sono “involuntary celibate”, ossia “celibi involontari”. Treccani li definisce così: “Persone, generalmente di sesso maschile, che, pur desiderandolo, non riescono a instaurare relazioni affettive e sessuali e covano sentimenti di frustrazione e di rivalsa”.

Per loro la colpa è solo dell’altro sesso. Dunque, la reazione è improntata alla rabbia nei confronti delle donne, alimentando una visione misogina e molto violenta. Si tratta di un fenomeno arrivato dagli Stati Uniti, dove è nato negli anni Novanta in contesti on-line (il termine è stato coniato nel 1997), che ha sviluppato nel corso dei decenni una ideologia misogina.

Dietro questi uomini, spesso giovanissimi, si nascondono storie di bullismo, di discriminazione, di pressione sociale e di isolamento. Dai loro discorsi emergono spesso propensioni suicidarie e autolesioniste, comportamenti che, insieme ai suicidi-omicidi, vengono peraltro incoraggiati dai medesimi appartenenti a questi gruppi.