Si tratta della quinta volta che succede in pochi mesi: in una scuola media di Milano è comparsa qualche giorno fa una scritta che riporta il cognome di un docente che insegna nell’istituto accompagnato da parole di stampo omofobo, a caratteri cubitali. Lo riporta La Repubblica.
A poco è servito il percorso intrapreso nell’istituto nei mesi scorsi per affrontare il tema con gli studenti e con il docente, chiaramente preso di mira probabilmente da qualche alunno. “Questi fatti non possono passare sotto silenzio. Da insegnante non posso iniziare l’anno scolastico con un tale peso di natura sociale” racconta il professore — da anni in servizio nella scuola in questione — , che invoca un intervento delle istituzioni.
Le scritte — per le quali sia la scuola che il docente hanno sempre sporto denuncia — sono apparse in momenti diversi: la prima a fine dicembre 2023, la seconda all’inizio di gennaio, la terza giovedì scorso e le ultime due tra la sera di domenica e lunedì mattina.
In quest’ultimo caso, in particolare, la scritta (subito coperta dal personale della scuola) è andata ad imbrattare il murale realizzato nei mesi scorsi per coprire gli insulti di gennaio. Come se i vandali volessero sfidare apertamente non solo il docente offeso, ma anche la scuola e in generale le istituzioni che sembrano non riuscire a fermarli. Elemento ricorrente è la scelta di agire in periodi in cui le scuole sono poco frequentate, durante le vacanze di Natale ed estive.
Il docente chiede al Comune di “garantire la sicurezza sul territorio con l’installazione delle telecamere che abbiamo richiesto subito dopo il primo episodio e non sono ancora arrivate. La scuola dovrebbe essere un luogo di legalità, è inammissibile che i suoi muri vengano imbrattati di continuo con insulti incivili senza che nulla accada”.
“L’omofobia — aggiunge — è una delle emergenze che affliggono la nostra società, è necessario affrontarla come tale e non come una questione politica rispetto alla quale dividersi in fazioni. La scuola mi ha supportato, è stata sensibile e attenta. Nei mesi scorsi abbiamo previsto interventi di natura educativa, come un concorso interno per lavorare sul tema dell’omofobia, e incontri serali con i genitori. Evidentemente non è bastato”, prosegue il prof.
“Dobbiamo crescere cittadini consapevoli e liberi di poter dare forma e voce alla propria identità. Dovremmo accompagnare i giovani ad essere se stessi nel modo più bello possibile. Come può sentirsi il genitore di ragazzino omosessuale che vede queste scritte? Come può essere tranquillo nel pensare al futuro che aspetta il proprio figlio?” si chiede l’insegnante, sottolineando come “questi episodi non facciano che aumentare il clima di paura sociale, dolore, sofferenza e violenza”.
Da qui la richiesta di maggiore attenzione e impegno nell’affrontare il tema dell’omofobia nelle scuole, magari nell’ambito dei percorsi di Educazione Civica.
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