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Scritti agli esami di stato: la commissione è autonoma nella scelta di criteri e griglie di valutazione

Tutto dipende dai criteri e dalle griglie di correzione stabiliti dalla commissione, dal momento che la valutazione è espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale. Lo stesso dicasi per i criteri che ogni commissione stabilisce per il colloquio, l’integrazione punteggio fino a 5 punti (il Bonus) e quelli per l’assegnazione della lode.
Per garantire una certa uniformità di giudizio per tutti i 500mila candidati, l’art. 12 c. 5 recita: “Al fine di fornire opportune indicazioni, chiarimenti e orientamenti per la regolare funzionalità delle commissioni e, in particolare, per garantire uniformità di criteri operativi e di valutazione, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale convoca in apposite riunioni i presidenti delle medesime commissioni unitamente agli ispettori incaricati della vigilanza sugli esami di Stato (…) prima dell’inizio della correzione degli elaborati”. Ma tutti sanno che la disparità e la disuguaglianza dei giudizi e dei voti-punteggi costituisce un problema assai grave e che l’oggettività all’esame di Stato rasenta l’utopia e abita l’isola che non c’è. Molti dicono che sia merito o colpa del presidente. Non è così, perché chi presiede ha un voto su sette e conta numericamente alla stessa stregua dei colleghi commissari. La collegialità nella valutazione delle prove e del colloquio consentono, umanamente parlando, una certa serenità data la serietà e professionalità da parte della commissione. Però. anche se errare humanum est, ogni candidato “ha diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva” (art.1 c. 2 del DPR 122/2009). Di conseguenza occorre che ogni commissario studi per bene la normativa scolastica e la applichi senza troppe libertà o interpretazioni soggettive. Non bisogna per questo sapere a memoria le 48 pagine dell’O. M. e il regolamento degli esami, ma conoscerli ed applicarli come si deve, sì.
Ci sia consentita una sana e costruttiva critica. Tutti sanno che – per l’assegnazione dei punti di credito e fino all’ultimo scrutinio finale precedente l’esame di Stato – il Legislatore fornisce ai docenti/giudici delle tabelle numeriche uguali per tutti i consigli di classe. Infatti per tre anni consecutivi, in modo collegiale, vengono attribuiti i crediti scolastici secondo criteri nazionali nel rispetto delle tabelle ministeriali. Invece, durante le prove di maturità, le commissioni sono autonome, indipendenti e pressoché libere nello stabilire i famosi e importanti criteri di correzione e valutazione da cui scaturiscono le griglie con i punteggi, che concorrono a formare il voto finale. Ci chiediamo perché mai nell’annuale ordinanza di esame non vengano allegate delle tabelle ministeriali con i criteri nazionali di correzione e valutazione. Eppure, da 15 anni, ogni commissione invia al MIUR le schede “criteri ali” di cui si è servita. A che pro tutto questo spreco di fogli se non si appronta mai una Tabella comune? Magari elaborata dall’Invalsi!
E così, ogni anno – stancamente e per decine di volte – l’O.M. “raccomanda” che ogni commissione stabilisca i criteri di correzione e valutazione: sia dei tre elaborati scritto-grafici, che colloquio, dell’ integrazione-bonus e per l’assegnazione della lode (cfr. Artt. 11,6; 12,4.5.8; 13,10; 15,6-7…).
Mi sono sempre piaciute le etimologie. Criterio, viene dal greco “kritèrion” ed è un mezzo per giudicare, decidere, secernere, separare. Griglia, è un francesismo da “grille” ed è la graticola per arrostire, ma è anche graticcio, grata, inferriata graticolare. Il santo protettore dei candidati alla maturità potrebbe essere… San Lorenzo, che fu reso martire sulla graticola. Il nome “Lorenzo” però deriva dell’alloro, che incoronava i vincitori di un tempo.

Giovanni Sicali

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