Anche una petizione, che ha già raccolto migliaia di adesioni e firmata da molti insegnanti, è partita verso il ministero dell’istruzione per chiedere il recupero dell’uso della scrittura a mano, così come si usava prima che spuntasse perfino la macchina da scrive che in qualche modo mise in soffitto perfino la bella “grafia”, la materia insomma che insegnava l’arte della bella scrittura.
Lanciata dallo scrittore Carlo Di Clemente e dal blogger Stefano Molini, l’idea è di chiedere alla ministra il massimo impegno affinché i ragazzi tornino a esercitarsi nel corsivo e nella bella scrittura.
E non solo da un punto di vista estetico, ma anche, e soprattutto, perché la scrittura a mano aiuterebbe lo sviluppo cognitivo dei nostri bambini, della prevenzione della dislessia, di un prezioso patrimonio educativo e di una capacità umana antica di 5000 anni che stiamo irrimediabilmente perdendo.
Dagli scribi fino alla scuola degli anni ’50, quando era prevista l’”ora di calligrafia” inserita fra le materie di studio e che era un momento piacevole e di rilassante applicazione, mentre oggi si assiste al fatto che i ragazzi scrivono in modo disordinato, spesso perfino incomprensibile e pure a stampatello.
Per i promotori della petizione, addirittura, sarebbe il caso di riprendere in mano, non già il pennino, ma la penna stilografica, che possiede parte dell’elasticità del pennino antico, mentre andrebbe bene anche la biro.
Una battaglia, scrivono i promotori, come riporta La Stampa, per “la bella calligrafia per la scrittura a mano: la scuola dovrebbe evitare di far leggere o scrivere i ragazzi su supporti digitali anche perché studi scientifici hanno ampiamente dimostrato come nei primi anni di vita, l’accesso a pc, tablet e smartphone preclude la connessione neuro-cerebrale tra pensiero e manualità creando ritardi nello sviluppo del linguaggio, parlato e scritto”.
Denuncia infatti Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva: “La perdita del corsivo è alla base di molti Disturbi dell’Apprendimento segnalati dagli insegnanti della scuola primaria e che rendono difficile tutto il percorso scolastico. Scrivere in corsivo vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, mentre scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. Troppo spesso insegnanti e professori si accontentano di temi scritti in stampatello, e non hanno più né tempo né pazienza per insegnare la bella grafia”.
E ancora, secondo la pedagogista Cristina Pendola: “Ecco, dunque, che rivalutare il corsivo non è né anacronistico, né innovativo: è semplicemente attuale e funzionale alla crescita armonica della persona. Il corsivo è moderno, semplice ed efficace, fatto per valorizzare la mano. Inoltre, dal punto di vista grafologico, il corsivo è personale e rivela l’identità di chi scrive, le sue attitudini, le potenzialità relazionali e affettive, rendendo gli scritti della persona un documento storico”.
Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, dicono i promotori della petizione, quello di scrivere o ricevere una lettera “come gli antichi”: un piacere che in molti hanno perduto, dal momento che cambia completamente l’atmosfera, si scrive di sentimenti autentici, di cose meno urgenti e soprattutto è pensata e creata per il destinatario dedicandogli tempo, attenzione, e anche qualche spiccioloper comprare il francobollo.
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