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Scrivere di più per pensare meglio

È più probabile che un bambino che oggi entra a scuola per la prima volta conosca già i rudimenti di un PC piuttosto che come muovere la penna su un foglio bianco. E durante il percorso scolastico tale abilità non viene adeguatamente curata, almeno non come si faceva un tempo. Aboliti dunque i copiati, i dettati, le esercitazioni in bella scrittura, le lunghe ricerche estrapolate da grossi e pesanti volumi enciclopedici. E dire che, in un certo senso, gli unici a usare ancora carta e penna sono proprio i bambini delle elementari! Per poco però.
I più grandicelli, infatti, scaricano già da Internet il prodotto finito, al massimo copiano, tagliano, incollano e infine stampano. Tutto è diventato più veloce e la scrittura a mano sempre più rara, al punto che indugiare con una penna su una pagina viene reputato quasi da tutti un gesto che odora di muffa, e solo da pochi una raffinatezza.
Scrivere una lettera su carta, copiare un indirizzo, redigere una domanda a mano sono ormai azioni obsolete, e qualcuno addirittura riesce a scrivere solo in stampatello perché incapace di seguire l’andamento sinuoso del corsivo. Una vera e propria regressione, tanto di ordine pratico quanto di pura pianificazione del pensiero. Si perché la scrittura non è solo un esercizio manuale, ma un modo per riflettere, strutturare i concetti, ordinando le idee in modo consequenziale ed analitico.
Per quanto concerne l’organizzazione del testo poi, la cosa si fa addirittura più complessa. C’è un nuovo modo di scrivere assolutamente minimalista di cui gli sms e le chat, in cui abbondano simpatiche faccine che ridono o piangono, sono l’esemplificazione. E se il linguaggio rispecchia la complessità del pensiero, i ragazzi, ahimè, non hanno più bisogno di pensieri complessi, o forse sono gli adulti a ritenere che non ce l’abbiano.
Un recente articolo riportato dal quotidiano inglese The Guardian ripropone la questione: l’incapacità sempre più diffusa, soprattutto tra i giovanissimi, di scrivere a mano, in altri termini, la perdita dell’uso della scrittura. Le ragioni sono presto dette e rientrano nell’agire quotidiano: si lavora facendo scorrere velocemente le dita sulla tastiera di un computer, si scrivono lettere telematiche, si usano carte di credito al posto degli assegni, si inviano shorts messages dai telefonini.
Ben venga tutto ciò ma, per l’amor di Dio, facciamo che i nostri ragazzi tornino ad usare volentieri carta e penna.
 
 
 
 
 
Alessandra

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