Con una lettera inviata il 26 giugno al Presidente del Consiglio e ai Ministri dell’Economia, della Funzione pubblica e dell’Istruzione i sindacati confederali della scuola aprono ufficialmente il contenzioso con il nuovo Governo.
Già si sapeva che la Cgilscuola non sarebbe stata per nulla tenera con l’Esecutivo Berlusconi, ma adesso anche l’apparente “luna di miele” a tre (Cislscuola, Snals e Berlusconi) lascia il posto alle prime schermaglie.
Nei prossimi giorni il Governo dovrà approvare il Documento di programmazione economico-finanziaria e così Cgil, Cils e Uil Scuola non si fanno scappare l’occasione per evidenziare la necessità che – nel documento – ci si ricordi della scuola.
Il DPEF rappresenterà per i sindacati una vera e propria cartina al tornasole: si potrà infatti subito misurare il reale interesse della nuova maggioranza per i problemi della scuola.
I sindacati rivendicano non solo una generica centralità del sistema dell’istruzione e della formazione, ma certezze precise sugli investimenti.
Nel concreto Cgil, Cisl e Uil chiedono:
a) risorse aggiuntive per il personale docente in modo da innalzare il livello qualitativo della scuola e da avvicinare in maniera significativa le retribuzioni ai parametri europei;
b) piena copertura economica per il contratto della dirigenza scolastica;
c) definitivo inquadramento per i direttori dei servizi generali e amministrativi;
d) riconoscimenti retributivi e di carriera per le nuove responsabilità ed i nuovi carichi di lavoro del personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Ritorna poi la richiesta di defiscalizzazione delle spese per l’acquisto di libri e di strumentazione informatica oltre che del buono-pasto per il personale impegnato anche in orario pomeridiano
Ma mentre sulle richieste economiche non ci sono equivoci, meno chiara appare la richiesta dei confederali quando si parla di “nuove dinamiche di carriera” per il personale docente. Assodato che non ci si riferisce ad aumenti legati all’anzianità (sarebbe un po’ strano presentarli come “nuovi”), sembra che si voglia riproporre quegli aumenti legati al merito che moltissimi docenti già avevano contestato all’epoca del famigerato “concorsone” che era costato la poltrona al ministro Berlinguer.