Finita la scuola, è tempo di scrutini. E’ il momento più delicato, importante, della vita della scuola. Perché, lo sappiamo bene, valutando si è tutti un po’ valutati.
Negli scrutini sono, ovviamente, i nostri ragazzi ad essere valutati. Ma, prima ancora dei ragazzi, sono i valutatori stessi, cioè il preside ed i docenti, che, facendo sintesi di un percorso annuale, si trovano a dover dire una parola decisiva, positiva o negativa, sul lavoro formativo fatto dai propri ragazzi.
La speranza è che non si arrivi al momento decisivo al vuoto, senza cioè adeguate informazioni.
Tra libretti e registro elettronico, giudizi sui compiti e sulle interrogazioni, lettere alle famiglie ed appuntamenti: non sono di certo mancate occasioni ed opportunità di conoscere la situazione, soprattutto il progress di crescita e di percezione del buon lavoro fatto.
La valutazione, dunque, è tanto importante solo se si converte in autovalutazione. E questo vale per tutti: per gli studenti come anche per i docenti. Ma anche per i genitori, perché oggigiorno le aspettative delle famiglie sui propri figli non sempre sono allineate sulle reali attitudini, capacità e preparazione di base dei propri figli.
A questo proposito, mi permetto di ricordare una citazione attribuita al grande Michelangelo: “Mettere in discussione se stessi è il modo migliore per capire gli altri.”
Perché questa è la finalità ultima di ogni valutazione, la consapevolezza critica del valore e dei limiti dei propri atti, intenzioni, obiettivi, risultati, strumenti, relazioni.
Per questa ragione, gli scrutini vanno fatti bene, preparati e pensati per tempo, sapendo che un voto od una promozione non sono mero prodotto di un calcolo algebrico, cioè delle medie aritmetiche.
Tutti i docenti, coordinati dal preside, sono tenuto a tenere presente questa sensibilità.
Il preside deve essere il punto di sintesi nel consiglio di classe e tra tutti i consigli di classe. Guai a quei presidi che, contra legem, si inventano altri impegni per delegare il vicepreside o il coordinatore di classe. No, attraverso gli scrutini, anche il preside si trova ad essere valutato, perché dipende dalle sue decisioni la formazione degli stessi consigli di classe. Compresa la concreta testimonianza di uno stile unitario di fare e vivere la scuola.
Dunque, lo ripeto, le cose vanno fatte bene, secondo giusta misura, sulla base di dati certi e già a conoscenza di studenti e famiglie.
La domanda che faccio sempre: attraverso la valutazione noi diciamo ad ogni ragazzo se ha maturato quella preparazione di base che gli può consentire di fare bene l’anno successivo. Cioè valutando si orienta.
Seconda questione: che la valutazione sia sempre sulla preparazione, mai un giudizio sulla persona. La quale va sempre incoraggiata, anche ad imparare, come nella vita, dai brutti voti, dai compiti non andati bene, da materie non congeniali…
Quindi, valutando, li aiutiamo a crescere come persone, al di là degli indirizzi e delle materie.
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