Si avvicina la fine dell’anno scolastico. E anche la valutazione degli alunni, che quest’anno potrebbe subire delle variazioni forzate a causa dello sciopero indetto da tutti i sindacati in segno di protesta contro l’approvazione del ddl ‘La Buona Scuola’. È una situazione insolita quella del boicottaggio generalizzato degli scrutini. Che potrebbe avere il suo peso sull’opinione pubblica. E anche sul Parlamento, dove da lì a pochi giorni i deputati potrebbero essere chiamati a votare il sì definitivo al provvedimento di riforma.
A tentare di far tornare indietro personale e sindacati è il primo responsabile del Miur, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che il 26 maggio ha lanciato “un appello alla responsabilità” perchè “gli scrutini sono importanti, sono il momento più delicato della vita della scuola, qualunque sia lo strumento scelto non deve ricadere sulla vita dei ragazzi e delle famiglie”.
Le parole del ministro sono giunte a margine della presentazione del programma europeo “eSkills for jobs 2015-2016”: l’incontro di ieri con i sindacati, ha aggiunto Giannini, “è stato tutto sommato costruttivo” e confermano che “c’è un dialogo aperto” in vista dell’esame del ddl al Senato. Poi, però, è arrivata una frase, sempre dal ministro, che la dice lunga sulla distanza ancora enorme tra le due parti. “Loro – ha chiarito Giannini riferendosi ai sindacati – hanno ribadito la volontà di un radicale cambiamento del ddl scuola, io ho confermato che i pilastri sono inalterabili”.
Poi Giannini ha aggiunto: “il capitolo del ddl scuola che riguarda la valutazione degli insegnanti può essere specificato meglio”. E ancora: “i punti cardine” del testo “non verranno modificati”, ma comunque, per definizione, quando su una legge si apre il dibattito in Parlamento “il governo poi è chiamato a discutere”. Già il passaggio alla Camera, ha concluso, “ha chiarito alcuni punti evocati come spettri e sono state apportate modifiche al testo iniziale”.
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Le modifiche non sembra però soddisfare i contestatori della riforma. Ad iniziare dai sindacati. Che non accettano, arrivati a questo punto, lezioni di responsabilità. “Se il ministro Giannini vuole che il sindacato rinunci allo sciopero degli scrutini, convinca il Governo a rivedere fortemente il testo del disegno di legge di riforma della scuola”, ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Ma, sia ben chiaro: si dovrà trattare di una revisione del testo reale, non certo di facciata: ad iniziare, tanto per capirci, dall’allargamento della platea dai precari da assumere, comprendendo anche tutti gli abilitati dopo il 2011 non inseriti nelle GaE e gli idonei dei concorsi, realizzando un censimento che faccia emergere tutti i posti liberi”.
“La posizione del sindacato – continua Pacifico – non può mutare, inoltre, se a Palazzo Madama non cambierà la parte di testo del ddl che tratta il conferimento di incarichi nepotistici ai dirigenti scolastici, figli di una deriva aziendalistica della scuola che intende trasformare i presidi in manager che possono anche attuare la chiamata diretta. Per non parlare dei ‘regali’ alle scuole private, che la nostra Costituzione non contempla. Come riteniamo imprescindibile che l’assegnazione di aumenti stipendiali sia rivolta non a poche unità di personale, peraltro ‘vicini’ ai dirigenti, ma che riporti gli stipendi del personale tutto almeno al livello d’inflazione oggi superiore alle buste paga di quattro punti”.
“Il ministro si concentri su un dato inequivocabile: la scia di scioperi, con adesioni altissime, mezzo milione di persone scese in piazza, i continui flash mob, non possono essere frutto di cattiva informazione sul disegno di legge, come il Governo vorrebbe far credere. L’occasione buona per mostrare un cambio di marcia di chi vuole imporre la riforma – conclude Pacifico -, potrebbe essere l’imminente audizione dei sindacati a Palazzo Madama”.
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