Oggi sarà il giorno del ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, che verso le 10.30, nel corso della conferenza stampa di inizio anno scolastico convocata a viale Trastevere, illustrerà le nuove prospettive tecnologiche della scuola, a cui si potranno aggiungere le ulteriori innovazioni che dovrebbero arrivare da un ulteriore decreto sviluppo-bis nel cantiere del Governo.
Pagelle e registri online, ma anche tablet e pc per i professori e per gli studenti in prospettiva di accantonare del tutto libri e materiali cartacei che rallentano la corsa verso il futuro della nostra scuola. L’“Operazione non più carta” attraverso la piattaforma web “La scuola in chiaro” sul sito del Miur dovrebbe dare alle famiglie la possibilità, e per certi versi anche la regola, di effettuare online l’iscrizione del figlio presso l’istituto desiderato, almeno per quanto riguarda l’iscrizione agli anni scolastici successivi al primo.
E regola, con relativo compito da svolgere a casa, anche per i prof che dovrebbero avere, e vedremo cosa dirà Profumo, a disposizione un pc dove annotare presenze, assenze, ritardi ma anche voti e note sul comportamento dell’alunno, in modo che i genitori sappiano in tempo reale se il figlio è in classe, a fare il proprio dovere, e i voti conseguiti nell’interrogazione o nello scritto.
Certamente qualcuno dovrà pagare il supporto tecnologico su cui eseguire queste operazioni hi- tech e se le tradizioni vanno rispettate toccherà alla scuola farlo, come ha fatto coi registri cartacei e tutto il resto, penne e matite escluse. Ma avrà i soldi per implementare tutta questa messe di strumenti? Crediamo di no, ma non si sa mai.
E dovrebbe pure annunciare il ministro il famoso pacchetto relativo all’agenda digitale per l’istruzione messo a punto dai tecnici del Miur. Questa novità tuttavia dovrebbe arrivare nell’a.s. 2014/2015 allorchè tutte le classi dovrebbero passare a un sistema di didattica mista cartacea/elettronica, fino al trionfo definiti vo di quest’ultima forma. L’insegnamento tramite e-book e tablet dovrebbe quindi diventare la regola, mentre per attivare questi strumenti si prevede ampio spazio agli aggiornamenti e alle implementazioni tramite app scaricabili.
E se questa è possibile la voce del ministro, quella degli studenti è diversa.
Secondo Eurispes e Telefono Azzurro, il 60% dei ragazzi lamenta la scarsa preparazione dei docenti sui versanti tecnologici, specialmente se insegnano ai ragazzi più grandi, a cui fa da contrappunto l’Ocse per il quale siamo il fanalino di coda per gli investimenti sull’Istruzione: il 4,7% del pil contro una media del 5,8. E come fare con questi professori così poco preparati sulle nuove tecnologie? Danno e beffa perché in questo caso sono i ragazzi a fare da docenti e il docente a fare da ragazzo: scambio di ruoli in periodi scambismo dilagante.
In ogni caso, di fronte a tutto questo cambiamento annunciato e sicuramente, prima o dopo, in ingresso nella nostra scuola, come si sentono quei docenti, ultracinquantenni, che hanno finora avuto poca dimestichezza col pc? E immaginarsi a fare lezione con la tablet e aggiornare le “app”? O smanettare a prima ora, mentre i ragazzi rumoreggiano i saluti e gli abbracci ritardatari, le assenze sul registro online?
I primi tempi si dirà e poi ci spunta il callo.
E’ vero. Ma non sarebbe meglio intanto mandare a casa i sessantenni, quelli cioè entrati a scuola negli anni settanta, per dare spazio alla generazione digitalizzata?
Una proposta per svecchiare e pure per aprire qualche altro leggero spiraglio ai tanti nuovi docenti che stanno alla porta ad aspettare
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