Si fanno sempre più consistenti i dubbi sul ritorno in classe il prossimo 7 gennaio del 75% degli studenti delle superiori, previsto dall’ultimo Dpcm. A porli sono gli stessi rappresentanti del governo che temono la terza ondata di contagi da Covid-19. Il più drastico è il ministro della Salute, Roberto Speranza, secondo il quale “allentare le misure sarebbe un grave errore: bisogna chiudere, non aprire in questo momento”.
Il titolare del dicastero della Salute fa anche un riferimento a quanto sta accadendo in terra tedesca: la cancelliera “Merkel ha fatto bene decidendo il lockdown totale” fino al prossimo 10 gennaio.
Anche il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri è allineato a Speranza: “il Natale festeggiato nello stesso Comune, porterà le famiglie a stare insieme e quindi è inevitabile che vi sarà una risalita dei contagi”.
Silieri ritiene che “se sarà una risalita piccola sarà gestibile, ma un nuovo picco ci impedirà a gennaio di fare ciò che dobbiamo fare: riaprire le scuole, riaprire i ristoranti, consentire alle persone di andare a sciare, riprenderci la nostra vita”.
Per il ritorno a scuola di oltre due milioni e mezzo di studenti delle superiori, seppure alternati per il vincolo del 75% in presenza, tutto dipenderà, a questo punto, dall’andamento dei contagi e dall’indice di trasmissione del virus.
Gli ultimi dati si confermano in lieve discesa per i nuovi casi, ma ancora molto alti e preoccupanti sul fronte dei decessi: ben 846 nelle ultime ventiquattr’ore.
Un’ultima considerazione: il 7 gennaio potrebbe non essere ancora visibile il possibile aumento dei casi di infezione dovuti alle festività natalizie. Una possibilità che, sommata i mezzi di trasporto non adeguati dei grandi centri, ha portato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, a chiedere di spostare in avanti di almeno una settimana il rientro a scuola.
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