I problemi della scuola di oggi? Vanno fatti risalire ai tagli della riforma Gelmini durante l’ultimo governo Berlusconi. L’accusa giunge periodicamente. Ora, però, a ricordare i danni prodotti dal cosiddetto “dimensionamento” scolastico (con circa 200 mila cattedre e Ata tagliati negli anni a seguire, almeno 2 mila istituti autonomi cancellati, tante ore di lezione a settimane polverizzate, l’addio a molti docenti in compresenza, al docente specializzato in inglese alla primaria e altri tagli ancora) sono anche i partiti che hanno governato negli anni successivi. O che lo hanno fatto nell’ultimo esecutivo, ancora formalmente in carica, guidato dal premier Mario Draghi.
Dopo aver pubblicato un confronto Tv a Ballarò fra Enrico Letta e Maria Stella Gelmini, allora ministra dell’Istruzione, risalente a quasi tre lustri fa, ad esempio il Partito democratico su Twitter ha tenuto a dire che “chi torna a scuola oggi forse è troppo giovane per ricordare questo duello tv con Enrico Letta. Tanti problemi attuali nascono dai tagli voluti da Gelmini-Tremonti nel governo Berlusconi. Gelmini è candidata con Renzi/Calenda. Tremonti con Meloni. Basta tagli alla scuola!”.
Lo stesso Pd, comunque, nell’ultimo decennio è uno dei partiti politici che è stato maggiormente al Governo: le norme taglia scuola e tagli organici prodotti da Gelmini, Tremonti e Berlusconi non sono state mai cancellate o modificate, ad iniziare dai “tetti” numeri innalzati sugli alunni collocati in ogni aula (da cui si sono poi moltiplicate le classi “pollaio”).
Ma il Pd non è un caso isalato. Come se la Lega non fosse stata parte attiva di due degli ultimi tre governi, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha tenuto a prendere le distanze dall’attuale macchina organizzativa che assicura docenti alla scuola pubblica
“Da papà – ha detto il numero uno del partito del Carroccio durante l’iniziativa ‘Credo nella scuola’ a Firenze – mi vergogno perché molte classi per colpa di ritardi burocratici sono senza insegnanti, ma soprattutto non ci sono migliaia di insegnanti di sostegno. È una vergogna inaccettabile per un paese moderno”.
Le lamentele di Salvini sulle mancate nomine di docenti appaiono sacrosante: c’è solo da comprendere, perché non è chiaro, a chi siano indirizzate.
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