La gestione della scuola è stata pessima nella scorsa legislatura e in quella attuale si è partiti male. A sostenerlo è l’ex premier Enrico Letta, a colloquio con il direttore del TG La7 Enrico Mentana a Cesenatico (Forlì-Cesena) nell’ambito della Summer School della Scuola di Politiche.
“Oggi la competenza è doppiamente necessaria”, ha detto Letta, ma “se il presidente del Consiglio nel discorso di insediamento non ha citato la scuola una volta, se la scuola nella scorsa legislatura è stato un casino totale, io sono preoccupato”.
Insomma, secondo l’ex presidente del Consiglio, la cui poltrona di premier fu poi presa da Matteo Renzi, l’istruzione pubblica dell’ultimo quinquennio è stata gestita davvero male: il riferimento, quindi, è alla riforma della Buona Scuola (che ha imposto la chiamata diretta, il bonus merito e le assunzioni forzate gestite dagli algoritmi), che è poi uno dei motivi dominanti del malcontento verso il Partito Democratico, ma anche alle incertezze che starebbero caratterizzando l’attuale gestione scolastica (basti pensare ai vaccini obbligatori e ai diplomati magistrale, per i quali si attende la pubblicazione di un concorso che ne stabilizzerà solo una piccola parte, appena 12mila, lasciandone fuori gioco decine di migliaia).
Enrico Letta ha poi affrontato l’argomento della crisi politica attuale: “Oggi la politica è priva di qualsiasi autocritica. Se gli italiani hanno cambiato pagina” dando “uno schiaffo” notevole a chi ha governato il Paese negli ultimi anni qualcosa vorrà dire: se “invece di capire perché si riparte insultando gli altri e cominciando a dire agli altri ‘noi siamo meglio, non avete capito niente’. Ecco quando dici agli elettori ‘non avete capito’, allora c’è un problema”.
Infine, l’ex premier si è soffermato sulla maggioranza di Governo: “Cinque, quattro anni fa, nessuno di noi, io per primo, avrebbe mai immaginato che il 60% degli italiani sostenesse un governo 5 Stelle-Lega. Chi poteva immaginare una cosa di questo genere?”, dunque per “costruire il futuro” dobbiamo imparare a “pensare l’impensabile”, altrimenti saremo sempre sconfitti e perdenti”.
“Il continuismo ha perso”, aggiunge, e “non serve al nostro Paese”, ha concluso Letta.
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