Una lezione agli alunni e una pure a chi continua a criticare l’operato dei nostri insegnanti. A darla, lunedì 2 novembre, è stato il maestro Giovanni Castagno, supplente in una scuola primaria di Roma, nel quartiere popolare della Garbatella.
Secondo quanto riporta l’agenzia nazionale Ansa, il docente non si sarebbe arreso all’idea di non svolgere la lezione con la sua classe, una quarta, perché l’istituto aveva deciso di chiudere, su indicazione della Asl, a causa di un contagio da Coronavirus in una classe e dopo che non era stato possibile fare in tempo gli interventi di sanificazione ritenuti necessari. Almeno, questa è stata la giustificazione fornita ai genitori.
A quel punto il prof ha deciso di svolgere la lezione tra gli alberi: nel primo pomeriggio, il maestro ha convocato i suoi alunni, tramite le famiglie, al Parco Garbatella di fronte al palazzo della Regione Lazio. Ha quindi raccolto gli alunni all’interno di un campo di pallacanestro facendoli disporre in cerchio con le mascherine e un abbondante distanziamento fisico.
“Già in mattinata – scrive l’Ansa – i bambini della classe avevano seguito, da casa, la lezione di didattica a distanza della maestra prevalente. Lui. il maestro Giovanni Castagno, in quella quarta elementare è arrivato da pochi giorni per una lunga supplenza ma i bambini lo conoscevano già bene”.
Altro che supplente di passaggio: è un docente che “insegna ‘passione’, come ha fatto durante il lockdown con la sua grande classe virtuale di decine e decine di bambini che negli anni ha incrociato nelle sue supplenze e gli sono rimasti legati”.
“È stata puntuale, nel pomeriggio, la” sua “lettura raccontata di un libro in diretta Facebook per tutti i mesi in cui la scuola è rimasta chiusa, e puntuale ogni sera per messaggio whatsapp è arrivata una ‘storia della buonanotte’, lezioni travestite da gioco, da un momento per stare insieme nonostante le distanze fisiche, ma con spunti mai banali: un esempio della scuola che non si è mai fermata”.
Un esempio, quello del maestro supplente, contro anche i luoghi comuni. Di chi continua a pensare che fare l’insegnante è un lavoro come gli altri.
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