L’amministrazione scolastica dovrebbe valutare attentamente la convenienza di un contratto di noleggio di una fotocopiatrice, poiché a fronte di rinunciare all’acquisto della stessa, preoccupandosi di mantenere in manutenzione, assistenza e in assicurazione la fotocopiatrice, si sperperano in media dai 3.000 € agli 8.000 € per i modelli A3, giustappunto quelli in uso nelle scuole e negli uffici della P.A. Infatti, le rate, inizialmente basse, lievitano con il tempo per i costi delle voci fisse. Scelta infelice, pensando di risparmiare grazie ad un iniziale abbaglio che perdura nel tempo, quando invece si potrebbero abbattere anche l’80% dei costi tra ricambi ed eventuale rimpiazzo della fotocopiatrice, in caso di guasti irreparabili, tenuto conto che anche il prezzo di acquisto della stessa oggi risulta alquanto modico, anche ben al di sotto di un terzo di un valore calcolato in media su un contratto quinquennale o meno. Nella scuola del XXI secolo la fotocopia è anche uno strumento talmente abusato che sembra impensabile poterne fare a meno, così come sempre meno si fa uso del buon senso, magari sprecando chili di toner per stampe o fotocopie quando sarebbe del tutto evitabile, senza poi dover incontrare e aggiungere dei pesi altri, l’impossibilità di produrre una fotocopia o una stampa per un alunno in condizioni H, perché ciò è mancanza di buon senso che ci riconduce, ancora una volta, alla “scuola del gambero”.
A conclusione di quanto fin qui osservato, di quanto già affrontato, in ordine, negli articoli “Scuola, la polvere è finita!” e “Scuola, diritto di copia e civismo ambientale”, tuttavia, sarebbe anche opportuno riflettere sul fatto che non tutte le scuole necessiterebbero di un fotocopiatrice per alunni e docenti, perlopiù scuole primarie e di infanzia, basti pensare che in tal senso sono stati avviati in alcune scuole dei progetti per la riduzione dell’uso della fotocopia nella didattica, poiché l’impiego massiccio e abitudinario delle fotocopiatrici ha generato, come già meglio precisato, il malcostume di fotocopiare, magari senza rifletterci, (ma ignorantia legis non excusat) pagina dietro pagina, interi libri. Ed ancora, nelle scuole primarie, ad esempio, tale riduzione favorirebbe quel sensibilizzare e incentivare il corpo insegnanti attraverso l’aggiornamento, modificando la didattica per schede in favore di una metodologia rivolta alla ricerca e alla sperimentazione.
È fattibile, in talune discipline, estendere detto virtuosismo fino alle scuole secondarie di secondo grado e nelle università, così facendo si potrebbe favorire quel vissuto d’ogni discente come lavoro in rete, senza far impiego di materiale cartaceo, con mezzi informatici divenuti indispensabili in una scuola che si affaccia all’Europa e nei riguardi dei quali strumenti dell’innovazione i nostri giovani, in alcune aree del paese più che in altre, rischiano di soccombere, se consideriamo la oramai ben superata generazione dei nativi digitali, ad un analfabetismo di ritorno, ma questo è un altro tema!
Francesco Augello