Comunque andrà a finire il referendum di Bologna sul finanziamento pubblico alle scuole paritarie un fatto è certo: nei prossimi mesi sarà necessario, anzi indispensabile, aprire un ampio e franco dibattito sulla funzione formativa della scuola dell’infanzia e sulla sua posizione all’interno dell’intero sistema scolastico.
In proposito la Cgil ha già detto la sua: la scuola dell’infanzia deve essere resa obbligatoria; ma è facile prevedere che questa soluzione non sarà attuabile in tempi rapidi, sia per ragioni di spesa sia per motivi culturali e sociali.
Ancor più risulta necessario chiarire bene alcuni aspetti.
Per esempio bisogna stabilire una volta per tutte se le regole fissate dal ministro Giuseppe Fioroni risultano ancora valide.
La CM 110 del dicembre 2007 in materia di iscrizioni enunciava infatti un principio di carattere generale molto importante: “L’offerta relativa alla scuola dell’infanzia è garantita da Stato, Comuni e scuole paritarie. Anche per tale ragione, gli Uffici Scolastici Regionali concorrono, attraverso i propri Uffici provinciali e d’intesa con gli Enti Locali, all’attivazione di opportune forme di coordinamento”.
Non solo, ma più avanti, intervenendo sulla questione delle iscrizioni in eccedenza la circolare spiegava come comportarsi con le liste d’attesa: “Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia potranno essere attivate, da parte degli Uffici scolastici provinciali, d’intesa con le Amministrazioni comunali interessate, opportune forme di coordinamento tra soggetti pubblici e privati che gestiscono il servizio sul territorio per razionalizzare il più possibile il rapporto domanda-offerta”.
La circolare spiegava anche chiaramente come si sarebbero dovuti comportare i dirigenti scolastici: “A iscrizioni avvenute, si invitano i dirigenti scolastici delle scuole statali interessate ad assumere gli opportuni contatti con i diversi gestori dei servizi dell’infanzia sul territorio di competenza…” (dove, con l’espressione “diversi gestori” , ci si riferisce ovviamente non solo alle scuole comunali ma anche alle scuole paritarie).
E’ curioso che su queste disposizioni, che mirano a mettere sullo stesso piano scuole statali e scuole paritarie, nessuno sia mai intervenuto.
Così come non si capisce bene per quale motivo nessuno abbia mai voluto aprire una discussione seria sulla questione delle sezioni primavere, nate proprio durante l’”era Bastico-Fioroni” per risolvere il problema delle iscrizioni dei bambini di età inferiore ai tre anni. In questi anni sulle sezioni primavera si sono lette solamente valutazioni positive e l’unica richiesta dei sindacati è sempre stata solamente quella di incrementare le risorse.
Ma forse andrebbe affrontato seriamente un altro problema: la stragrande maggioranza delle sezioni funzionano presso strutture private (alle volte neppure in scuole dell’infanzia paritarie) perché – per svariate regioni – nelle scuole statali l’esperienza non ha mai attecchito molto.
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