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Scuola dell’infanzia, due genitori: “Crocifissi, grembiuli distinti blu e rosa e una maestra per 25 bambini. Siamo delusi”

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La scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini ha pubblicato su Facebook una mail da lei ricevuta da parte di due genitori che si lamentano dell’esperienza da loro vissuta in una scuola dell’infanzia con il proprio figlio. Ecco i problemi riscontrati.

“Siamo approdati alla scuola dell’infanzia, una piccola scuola pubblica, di una piccola frazione di un piccolo comune. Piccola non è stata invece la nostra sorpresa nel vedere poster di Gesù e crocifissi, colori distinti dei grembiuli per maschi e femmine (blu e rosa, ovviamente), pochissimi libri e uno schermo da cui partono canzoni di benvenuto”, hanno esordito.

“Classi di 25 bambini seguiti per la maggior parte del tempo da una sola maestra. Per due ore al giorno, ci dicono, le maestre saranno due e in quelle ore verranno svolti ‘i laboratori’ .Quando il dirigente ha incontrato i genitori ci ha tenuto ad elogiare la pulizia dei bagni e a far notare la giovane età delle maestre. In questa piccola scuola esiste anche un giardino ma nessuno ne parla. Le attività all’aperto per il momento non sono contemplate. L’inserimento poi, quello avrebbe bisogno di una mail a parte: possibile che una maestra venga a ‘consegnare’ un bambino in lacrime scuotendo la testa e dicendo: ‘no, no, non ci siamo, lui entra più tardi perché se no mi fa piangere gli altri’, e ancora ‘se non si inserisce entro questa settimana non so come fare’?”, hanno aggiunto, parlando del comportamento di alcune maestre. Ovviamente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio: ci sono maestre eccellenti di cui molti hanno ricordo anche dopo anni dal loro incontro. Sono però molti i genitori che si accodano agli autori della lettera, soprattutto per quanto riguarda la struttura della scuola, fisica e non, i crocifissi presenti nelle aule, le distinzioni rigide, anche nei lavoretti, tra maschi e femmine.

Il commento della giornalista

“Potremmo essere stati molto sfortunati, potremmo aver peccato di ingenuità facendo dei paragoni con l’asilo nido privato (convenzionato) che il nostro bambino ha frequentato l’anno scorso, eppure da altre parti d’Italia ci arrivano notizie simili. Siamo amareggiati, delusi e preoccupati”, questa la conclusione del messaggio.

Ed ecco il commento della giornalista: “Ho ripensato al carico di fiducia e di entusiasmo quando i figli bambini sono entrati nel mondo della scuola, cominciando dalla materna. Pensavo che si schiudessero le porte della comunità e della conoscenza mentre, almeno nel mio caso, è andata malissimo. Ma che trent’anni dopo ancora ci sia la distinzione fra i grembiulini rosa e celesti e il crocefisso obbligatorio in una scuola pubblica, per favore, no, no e no”.

Le reazioni

Ecco alcune reazioni al post:

“E la gita al terzo anno di materna con attività diversificata per le bambine e per i bambini? Fu in una fattoria didattica: i maschietti si cimentavano con la semina e la falegnameria, le bimbe facevano il bucato e gli impasti col matterello. Primavera 2019, non il secolo scorso”.

“In generale e tranne luminose eccezioni cui si arriva per botte di fortuna o per segnalazioni e dipendenti sempre dalla bravura e dalla passione dei singoli la scuola pubblica italiana è terribile in tutti i suoi gradi”.

“Povere maestre. 25 bambini quasi tutti figli unici, poco scolarizzati. Ciascuno dotato di un certo numero di genitori e facenti funzione, portatori di visioni e gusti non collimanti fra loro. Bambini scarsamente autonomi nella manualità ma abituati a essere piazzati davanti a uno schermo appena disturbano. Ben vestiti, con marchi ben visibili, chi può. Chi non può imparerà presto la differenza fra i suoi vestiti e quelli degli altri. Bambini refrattari a adattarsi a regole, abituati alla spontaneità che vige in casa ( moderata da device elettronici). Non abituati a sentirsi negare l’appagamento di ciò che nell’immediato desiderano. Provenienti da famiglie affettive (quando va bene) e non normative. I bambini intuiscono che le famiglie sono distoniche rispetto alla scuola, e spesso esplicitamente critiche. Le mamme hanno whatsapp. Povere maestre. Per 1300 euro al mese”.

“Ho lavorato in diverse scuole per l’infanzia e ho sempre trovato situazioni come questa: grembiuli di colori diversi, crocifisso (che si trova in tutte le scuole di ogni ordine e grado), maestre che sembravano non avere alcuna passione per il loro lavoro. La testimonianza di questi genitori, purtroppo non mi meraviglia. Credo che sia la regola più che l’eccezione”.