“Ci possono anche riempire d’oro, ma penso che la maggior parte dei docenti e del personale è contrario alla Scuola d’Estate”: dirlo alla Tecnica della Scuola è Eugenio Tipaldi, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “D’Aosta-Scura” di Napoli, zona quartieri Spagnoli, nel commentare il progetto ministeriale formalizzato con la Nota 643 del 27 aprile che ha aperto alla progettualità educativa scolastica nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, attraverso attività laboratoriali, sportive, musicali, legate al territorio e all’ambiente, alle quali potranno partecipare, in maniera volontaria, alunni ed insegnanti.
“Siamo stremati, noi dirigenti, ma anche i docenti, le segreterie e i collaboratori scolastici: proveniamo da un anno, durante il quale per via del Covid si apre e si chiude la scuola” in continuazione: “vi sono contagi, quarantene, sanificazioni”, ha ricordato Tipaldi, autore di una lettera di protesta contro la Scuola d’Estate inviata qualche giorno alla Tecnica della Scuola.
Secondo il preside campano è stato approvato “un progetto che non tiene conto della realtà”, perchè “il recupero si fa durante tutto l’anno; non bastano un po’ di attività estemporanee e limitate a due mesi. Dal ministro dell’Istruzione ci aspettiamo, poi, dei provvedimenti che riguardino la ripresa della scuola a settembre: i 510 milioni di euro destinati alla scuola d’estate sembrano sprecati. Infine, il Covid a me non sembra che sia svanito nel nulla”.
Tipaldi aveva detto che i soldi per la Scuola d’Estate, parliamo di qualche decina di migliaia di euro ad istituto, li avrebbe fatti restituire. “Per la gestione dei fondi sentirò certamente gli organi collegiali – ora dichiara -, ma il problema è che per i genitori non esiste la scuola d’estate. C’è una minoranza di giovani, certamente, che avrebbe bisogno di essere accompagnata, anche al mare, nei parchi, nei musei: ma allora perché non si sono destinati i soldi dello Stato direttamente alle associazioni? Cosa c’entra la scuola?”.
Secondo un sondaggio realizzato in settimana della Tecnica della Scuola, quasi il 90% dei docenti, oltre l’80% degli alunni e tre genitori su quattro, si sono dichiarati disinteressati alle attività della Scuola d’Estate.
Una parte del personale scolastico, anche se molto ridotta, potrebbe comunque dare l’assenso. “Anche se trovassimo docenti e collaboratori scolastici disponibili per la prossima estate – ribatte Tipaldi -, non credo che avremo adesioni da parte degli studenti. Il progetto dovrebbe sostenere gli alunni svantaggiati, ma nemmeno questi credo che aderiranno: già da fine maggio, dalla primaria alle medie, cominciano a non venire a scuola. Abbiamo già oggi difficoltà a far venire gli alunni, perché le famiglie hanno paura che possano contagiarsi con il Covid”.
Il dirigente scolastico si sofferma sul fatto che in certe realtà territoriali, come quella dove è collocato l’istituto comprensivo da lui diretto, “purtroppo molti ragazzi svantaggiati vivono la scuola come se fosse un hobby: a scuola questi giovani si sentono in qualche modo ‘costretti’” a rimanere in un luogo che non riconoscono. “Fare ora attività estive dentro gli edifici scolastici credo che sia sbagliato. Anche perché non abbiamo condizionatori: in estate fa caldo e gli alunni non potrebbero tenere la mascherina”.
Cosa poteva fare allora il Governo con mezzo miliardo di euro da destinare alla scuola e al supporto dei suoi alunni, a partire da quelli più svantaggiato? “Questi soldi se non li spendiamo ora, speriamo che possano essere utilizzati durante l’anno scolastico. Siccome il Covid non è sparito, considerando anche le varianti, quindi dovremo conviverci diverso tempo, avrei comprato dei ventilatori per ogni aula. D’inverno non possiamo tenere le finestre aperte, con il rischio che alunni e professore possano prendere la bronchite. La purificazione d’aria che distrugge virus e batteri è importante. Ho chiesto anche il prezzo, per ognuno siamo sui 400 euro circa ed il ministero comprandoli su larga scala potrebbe risparmiare ancora”.
Secondo Tipaldi, “c’è poi bisogno del potenziamento dell’organico dell’autonomia. Ma anche della riduzione del numero di alunni per classe per avere il distanziamento minimo. Invece, abbiamo ancora l’organico di diritto basato sui vecchi tagli. Quest’anno ho perso 27 alunni rispetto all’anno passato: in questo modo, sono andato sotto il ‘tetto’ dei 900 allievi e quindi ho perso un’assistente amministrativo, dei collaboratori scolastici, ho dei professori che non riescono a completare l’orario e vengono impegnati su più scuole. Queste situazioni non si riparano con l’organico di fatto”.
Questo, secondo il dirigente, conferma che “al ministero non c’è una rappresentazione delle priorità: si fanno dei progetti, ma non si tiene conto della realtà della scuola. Laddove vi sono delle criticità per le competenze basse degli alunni, visto che le prove Invalsi le certificano, soprattutto al Sud e nelle scuole di frontiera, si dà la ‘colpa’ ai docenti e ai dirigenti delle scuole frequentate. Mentre non si dà sufficiente importanza al contesto sociale ed economico. Lo chiamano ‘valore aggiunto’, ma viene considerato in maniera minima”.
Il ds ritiene che anziché supportare la scuola, si “puniscono” i docenti: sul personale che insegna nelle scuole dove gli esiti sono peggiori, “il ministero fa scattare la formazione obbligatoria del personale. Questo, però, è aberrante”.
“L’Invalsi – ammette Tipaldi – ha un ruolo importante, quello di misurare: quando rileva che vi sono competenze basse, allora è in quelle sedi che occorre investire. Sono realtà difficili, hanno bisogno di più organici, risorse, alleanze con associazioni, con i Comuni e quant’altro”.
Poi c’è il problema irrisolto della manutenzione scolastica. “Anche quella piccola – sottolinea il preside -: il ministero è bene che faccia pervenire dei fondi per gestire questi problemi. Nella mia scuola, ad esempio, i tecnici del Comune stanno verificando i solai. E questo ha tenuto la scuola chiusa per alcuni giorni. Ma il Comune interviene solo per le emergenze”.
“Solo che noi abbiamo problemi anche ai bagni e non solo. Siamo in condizioni critiche, con porte che si staccano. E se una porta va a finire su qualcuno, chi è responsabile? Il sottoscritto”.
“Se dobbiamo investire 500 milioni sulle scuole – ha concluso Tipaldi – è allora su questo che bisogna intervenire”.
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