Nella giornata del 26 aprile il Ministero ha incontrato le organizzazioni sindacali per un primo confronto di massima sulla organizzazione delle attività estive.
Non sono ancora pronti documenti più o meno ufficiali e quindi, per il momento, il confronto si sta sviluppando sulle linee generali.
Sembra che il Ministero intenda proporre alle scuole attività di “recupero” per gli alunni (o meglio di “rinforzo”) nei mesi di giugno e di settembre.
Per i mesi di luglio e agosto si tratterà invece di progetti e iniziative finalizzate al recupero della socialità e della vita di comunità.
In un proprio comunicato Flc-Cgil sottolinea che esiste “un grave problema di metodo”: “una convocazione su un tema così importante con pochissimo preavviso e senza un testo su cui confrontarsi è un grave attacco alle corrette relazioni sindacali; si tratta di decidere della destinazione di oltre mezzo miliardo di euro senza poter entrare nella concretezza di un documento scritto”.
Al momento non sono ancora pronti i decreti con i quali le risorse stanziate dal DL 41 (e non solo) verranno messe concretamente a disposizione delle scuole e dei territori.
Intanto è stato già chiarito che le attività potranno essere realizzate anche dai docenti stessi o da altro personale interno ma solo su base volontaria. Eventuali compensi potranno essere riconosciuti attraverso gli stanziamenti previsti.
Le cifre sono importanti; si tratta in totale di 510 milioni di euro: 150 arrivano dal DL 41, 320 dai fondi PON e altri 40 dalla legge 440.
I fondi del DL 41 dovrebbe essere distribuiti alle scuole in ragione del numero di alunni, plessi e personale.
Il decreto prevede anche che la progettazione venga realizzata attraverso patti educativi di comunità aperti alla partecipazione di scuole, enti locali, associazioni culturali e sportive.
Il fatto è che giugno è ormai vicinissimo e tutti i soggetti interessati attendono le decisioni del Ministero.
La stessa Associazione Nazionale dei Comuni Italiani sta proponendo da settimane la sottoscrizione fra Ministero e ANCI di una sorta di “accordo quadro” che possa garantire uniformità di interventi sul territorio nazionale.
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