Anche il Paese di Boris Johnson fa i conti con la perdita degli apprendimenti degli alunni (e dunque con la necessità del recupero), nonostante il ricorso, anche lì, alla DaD per lunghi periodi.
Fonti del Corriere riferiscono che in Gran Bretagna verranno dedicate agli alunni in difficoltà (individuati dal Consiglio dei docenti) delle ore di ripetizioni pagate dalla scuola. A disposizione dei ragazzi, i tutor, che forniranno una lezione di recupero alla settimana online, da svolgere nel pomeriggio, con due o tre allievi per volta. Il Governo pare abbia investito 1 miliardo di sterline per proporre 6 milioni di corsi di recupero da 15 ore ciascuno.
Ulteriori finanziamenti (per circa 400 milioni di sterline) sarebbero destinati a interventi non strettamente didattici, quali gli incontri con infermieri specializzati e pedagogisti, che offriranno supporto ai ragazzi e formazione degli insegnanti.
Un piano complessivo, dunque, da 1,4 miliardi di sterline, cui si aggiungono 1,7 miliardi già stanziati. Eppure è denaro insufficiente, lamentano gli addetti ai lavori britannici, dai docenti ai dirigenti scolastici.
Secondo un rapporto dell’Education Policy Institute, infatti, “servirebbero 13 miliardi e mezzo di sterline per permettere a bambini e ragazzi di riportarsi davvero in pari, dal momento che hanno perso due mesi di lezione sul fronte della lettura e della scrittura e ancora di più per la matematica – spiega il Corriere – Secondo l’associazione che riunisce i presidi, infine, il piano è deludente, visto che in pratica assegna 50 sterline in più a bambino rispetto al solito budget annuale, quando l’emergenza da affrontare è davvero straordinaria”.
E in Italia cosa succede? Nel caso del D.L. Sostegni, le risorse stanziate per il recupero degli apprendimenti ammontano a: 150 milioni di euro erogati direttamente alle scuole, 320 milioni attraverso i Pon e 40 milioni dall’avviso di cui al DM 48/2021 per il contrasto della povertà educativa. Per un totale di 510 milioni di euro.
Un fondo che dovrà coprire sia attività strettamente didattiche, che proposte progettuali in diversi ambiti di intervento, con obiettivi di socialità e di rientro in classe sereno. Ecco perché le tre fasi del Piano Estate: quella del potenziamento degli apprendimenti (a giugno), quella del recupero della socialità (luglio e agosto), quella dell’accoglienza, inclusiva delle attività di ascolto psicologico (settembre, fino all’avvio delle lezioni).
Fuori dal Piano Estate, insomma, in Italia, non ci sono ulteriori finanziamenti per le attività di recupero. Lo chiarisce anche il Dl Sostegni bis.
Del resto, in molti nel mondo della scuola sostengono che non ci sia nulla da recuperare, dato che il ricorso prolungato alla DaD e il faticoso lavoro profuso dal corpo docenti avrebbe permesso di scongiurare gli effetti peggiori sul fronte degli apprendimenti. Tuttavia le criticità restano, ne abbiamo riferito più volte: la DaD avrebbe fatto perdere il 30% degli apprendimenti, come spiega il nostro direttore Alessandro Giuliani. Ma una cosa è certa: la scuola non è mai stata chiusa, come non manca di sottolineare il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. I docenti non si sono mai fermati.
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