I temi dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente, anche dagli aggiornamenti ministeriali dei programmi di scienze applicate (nella fattispecie chimica e biologia) e dei relativi testi adottati, sono sempre più cari alla popolazione studentesca e ai giovani nel loro complesso. Tale interesse è spesso sfociato in manifestazioni, blocchi ed azioni assai discusse dall’opinione pubblica (vedasi ad esempio “i lanci di vernice” sulle tele delle maggiori opere).
Ma la scuola reagisce spesso alle esigenze e – se è attenta e diligente – anche alle forzature, mettendo in campo i suoi esperti del settore; nascono, durante i mesi estivi, le ‘summer schools’ dedicate all’ecologia e sostenibilità. Gli istituti sono spesso vuoti ma in funzione nei periodi estivi, pertanto potrebbe trattarsi di un’iniziativa utile a richiamare la popolazione studentesca locale e a confermare la posizione della scuola nell’ottica del dibattito ambientale. Valutiamo come ciò accade in Europa e in Italia.
Le business school europee per l’ambiente, ecologia e sostenibilità hanno superato quelle statunitensi nei premi annuali di educazione aziendale responsabile del FT, che le attribuiscono il merito di un insegnamento più innovativo su questioni di sostenibilità e ricerca con impatti positivi sulla società. Cinque vincitori sono stati selezionati da una giuria internazionale composta da organizzazioni imprenditoriali, accademiche e no-profit per il premio per la migliore business school in assoluto. Sono state selezionate la Saïd Business School dell’Università di Oxford, la Aalto University School of Business della Finlandia, la Iéseg della Francia, la VU Amsterdam School of Business and Economics e il Colorado State University College of Business.
I premi per l’insegnamento innovativo sono andati alla Judge Business School dell’Università di Cambridge, alla IE Business School in Spagna, alla Kedge Business School in Francia, alla Vlerick Business School in Belgio e alla Loyola Marymount University negli Stati Uniti. I premi per la ricerca accademica di impatto sono andati a team di ricercatori guidati da autori dell’Università della Pennsylvania, dell’Università di Cambridge: Judge, dell’Università Bocconi, dell’ETH di Zurigo e dell’Università della Virginia.
Università e ricercatori hanno deciso se candidarsi per il premio, che è gestito in collaborazione con InTent, una fondazione per la sostenibilità. Le valutazioni si basavano sulla valutazione da parte dei giudici delle informazioni fornite piuttosto che su un’analisi completa delle pratiche. Tuttavia, i risultati arrivano in un momento in cui l’ambiente, il sociale e la governance (ESG) sono sempre più sotto attacco politico negli Stati Uniti. I repubblicani conservatori definiscono l’ESG come parte dell’indottrinamento della sinistra “svegliata” che ha preso il sopravvento sulle istituzioni americane.
Un nuovo modello educativo? In Italia, conferma ANSA, vi sono settanta classi, 60 workshop in presenza, 181 insegnanti coinvolti, quattro sfide, una per ogni tematica ambientale scelta. Il progetto School of Sustainability non è soltanto un nuovo modo per insegnare l’ambiente, ma è un modello educativo che mette al centro le esigenze della popolazione, paesaggio e territorio, le idee degli studenti e una visione di intelligenza collettiva che lascerà, alla fine del percorso, un segnale tangibile e duraturo nelle comunità e città coinvolte.
Numerose sono le fondazioni che, in cooperazione con il Ministero, si stanno adoperando per adottare un modello educativo sempre più basato sulle reali e concrete esigenze della popolazione studentesca, consapevole delle sfide del presente e del futuro prossimo. Ciò conferma non solo la recettività della scuola italiana, ma anche la volontà di creare un sistema sempre più flessibile e resiliente al cambiamento. In Europa sono le scuole che, nelle principali città (Nord Europa in particolare) organizzano corsi di formazione per docenti e studenti; in Italia l’organizzazione è affidata al Ministero dell’Istruzione e a fondazioni private.
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