Con la scuola d’estate prende largo il mare magnum dei progetti destinati alla socializzazione ed affettività post covid che hanno fatto scomparire l’azione didattica nelle scuole.
Infatti a scuola non si fa più didattica, non si studiano quasi più le discipline, perché sono diventate tutte facoltative, si sperimentano percorsi privi di ricaduta positiva attraverso i progetti. L’alunno viene disorientato dalla marea di progetti che durante l’anno gli si propinano e le famiglie (quelle che hanno a cuore la formazione dei propri figli) appaiono disorientate. Ormai niente più conoscenze, niente più competenze, ma progetti. E la didattica nelle classi chi la fa più?
Se si fanno solo progetti a discapito dei saperi disciplinari cosa saprà fare l’alunno quando uscirà fuori dal percorso scolastico. Sembrerà uno zombie che cammina, senza sapersi orientare, senza saper affrontare le difficoltà della vita. È ora di mettersi in testa che bisogna tornare alla didattica tradizionale, quella che ha funzionato per oltre settanta anni e che poi è stata cestinata perché vecchia ed obsoleta.
Insomma fare didattica nelle CLASSI!. La scuola italiana è distrutta, vilipesa, annientata, sbeffeggiata, torturata, ridotta a brandelli, avendo persino perso persino i suoi connotati di istituzione e di formazione navigando in un immenso mare di progetti. Progetti di tutte le specie e le fatture che sottraggono tempo alla didattica “vera”, quella cioè che deve formare il futuro cittadino, l’uomo competente e preparato ad affrontare le sfide del complesso mondo dell’esistenza.
Torniamo con urgenza a riscoprire il valore vero, autentico e reale della didattica, di quella didattica, cioè, che trasmette saperi, conoscenze da tradursi in abilità e non lasciamoci naufragare in quella miniera di progetti che ogni giorno vengono diramati alle scuole. I nostri alunni non sanno più coniugare i verbi, non sanno leggere, non sanno scrivere una frase semplice, non conoscono le regole elementari le la scuola di oggi che fa: continua a fare un mare di progetti che non accrescono affatto le abilità linguistiche e comunicative ma stanno solo affossando la scuola facendole perdere sempre più i suoi connotati di luogo di crescita e di conoscenze.
Mi sapete spiegare come mai la riforma Gentile del 1923 è stata ottima per settanta anni ed ha funzionato preparando alla vita generazioni di studenti, studenti cioè che sono usciti veramente preparati e competenti che sono protagonisti indiscussi della sociale, culturale, politica ed economica del Paese? La scuola aveva bisogno di una riforma strutturale, aveva bisogno di rafforzare le conoscenze che stavano diventando sempre più labili ed evanescenti.
Tutte le riforme, da quella gentiliana in poi, non hanno fatto che peggiorare il mondo della scuola facendole perdere la sua vera identità. La vera scuola non esiste più, neanche le macerie ci sono più. Sono diventate piccole aziende dove i docenti hanno perduto la loro funzione educativa e formativa essendo diventati degli operai soffocati da mille scartoffie e stritolati da un sistema che ha smarrito la sua bussola, costretti a assolvere ai dettami dirigenziali ed essere proni ai diktat dei genitori che invadono sempre più il campo della didattica senza limitarsi al loro specifico ruolo.
Il colpo di grazia alla scuola è stato inferto dalla legge 107 della “Buona Scuola” che di buono ha ben poco se non quello di destrutturare ancora di più un sistema che presenta molte falle. Cerchiamo di riportare la scuola nel suo originale alveo, torniamo ad insegnare la grammatica italiana, la matematica, le lingue straniere, mettendo in cantiere molti progetti che non fanno altro che creare disordine e confusione negli alunni.
Mario Bocola
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