Categorie: Attualità

Scuola di altri tempi: il Diario Vitt

Diario Vitt è una serie di diari realizzati dal 1949 (stesso anno in cui nasce La Tecnica della Scuola)  al 1980 da Jacovitti dalla casa editrice AVE. Ne esisteva in commercio una versione economica chiamata “Diario minor”.

Non si conoscono le motivazioni della sospensione della pubblicazione a partire dal 1980, tuttavia Goffredo Fofi, nel suo libro “Gli anni d’oro del Diario Vitt raccontati da Goffredo Fofi” sostiene che la scelta di chiudere la pluridecennale esperienza del diario fu conseguente alla pubblicazione, da parte di Jacovitti, del suo “Kamasultra”. L’imbarazzo per la vicenda spinse la casa editrice (di proprietà dell’Azione cattolica) a chiudere quindi la collaborazione col disegnatore.

A tal proposito in un articolo pubblicato nel 2001 dal Corriere della Sera si scriveva: “Le «Cartiere Pigna» hanno deciso la fine delle stampe.

Ormai vendeva solamente qualche migliaio di copie La scuola perde le creature di Jacovitti: scompare il «Diario Vitt» Buona notte a Cocco Bill, Genoveffa la Scereffa, Zorry Kid, Jak Mandolino con il loro contorno di fiaschi di vino ubriachi, uccelli con becco a piede, pere bifronti e salami parlanti. Nelle aule, per l’ anno scolastico 2001-2002, ci sarà un grande assente: è il «Diario Vitt», quel diario a fumetti (inventato nel 1949 per la Editrice cattolica Ave dal disegnatore Benito Jacovitti) che ha raccolto i compiti per casa e gli sfottò di intere generazioni di studenti.

Le Cartiere Pigna di Bergamo, che dal 1992 distribuivano la creatura di Jacovitti e che l’ hanno tenuta in vita anche dopo la morte di quest’ ultimo, avvenuta nel 1997, hanno scelto di lasciare il campo (o forse sarebbe meglio dire il banco) alle agende, ultima evoluzione conosciuta dei vecchi diari. Motivo dell’ abbandono da parte delle Cartiere Pigna (che avevano preso il posto della Pentapolis di Roma, a sua volta subentrata alla Ave) sembrano essere le scarse vendite.

Visto che ormai il «Diario Vitt» non riusciva più a superare le poche decine di migliaia di copie, cifra ben lontana dagli oltre due milioni di diari venduti negli anni Settanta “.

Aldo Domenico Ficara

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