È passato un anno dal varo del Piano Nazionale della Scuola Digitale, varato per colmare il gap tecnologico della scuola italiana rispetto a quelle europee.
Possiamo pertanto tracciare un primo bilancio della sua attuazione, alla luce anche dell’investimento di un miliardo di euro stanziato dal governo Renzi.
Possiamo sicuramente affermare che pur non essendo un investimento sufficiente a colmare il “digital divide” della nostra scuola rispetto agli standard dei cugini europei, molto è stato fatto in questi 12 mesi.
Va ricordato, senza paura di essere smentiti, che provare a modificare un sistema complesso come quello scolastico italiano, per tanti anni tenuto sotto “naftalina”, è impresa tutt’altro che facile.
Il PNSD oltre a dare degli indirizzi ben precisi del percorso che va intrapreso che prevede come tappe obbligate la banda larga e la formazione, per la prima volta rispetto a tentativi passati, ha come assunto di base il fatto che le tecnologie devono essere messe al servizio dell’ apprendimento attivo degli studenti e come innovazione delle metodologie degli insegnanti e non viceversa.
Vediamo quali sono, quindi, le luci che in questo anno si sono accese nel percorso tracciato dal PNSD.
- L’istituzione della figura dell’animatore digitale all’interno delle scuole insieme alla creazione di un “team di innovazione” a supporto dell’attuazione del PNSD. L’obiettivo di questi nuovi ruoli è quello della diffusione delle conoscenze “digitali” al resto della popolazione docente e la progettazione di nuove soluzioni tecnologiche sostenibili da diffondere e disseminare per fare “cultura”.
- Creazione di laboratori e altre strutture per la didattica innovativa: sono stati lanciati, infatti, numerosi bandi per la creazione di biblioteche digitali, per aule per la didattica innovativa (flipped classroom) e di laboratori innovativi e “aumentati” tecnologicamente.
- Attivazione di un piano formativo per tutto il docente che consentirà a tutto il corpo docente e amministrativo di essere formati sulle competenze necessarie per guidare e gestire la trasformazione digitale della scuola. Lo stanziamento totale per la formazione del personale è di più di 235 milioni di Euro per un piano organizzato in tre fasi; partito a Marzo del 2016 e che terminerà con i moduli di approfondimento a Giugno 2017.
Nel percorso di questi nove mesi, ovviamente, non ci sono state solo luci, ma anche alcune ombre che in alcuni casi hanno rallentato l’attuazione del piano. Vediamo quali:
- Non sempre la designazione da parte dei dirigenti degli Animatori Digitali è stata fatta con chiarezza e trasparenza con il rischio di rendere improduttivo il ruolo .
- In una serie di territori si è percepita una bassa qualità della formazione erogata per animatori e team dell’innovazione, pochi i formatori adeguati, con il rischio di perdersi per strada gente già di base poco motivata alla formazione anche causa l’elevata età.
- Da segnalare inoltre la mancanza di un “network” di relazione tra Scuola , Enti di Ricerca ed Università
L’estate, non è solo il momento del relax ma anche quello dell’approfondimento e della riflessione, utili e necessari per ripartire con “slancio” e voglia di “cambiare” per proseguire il lungo cammino verso la scuola 2.0.
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