È passato un anno dal varo del Piano Nazionale della Scuola Digitale, varato per colmare il gap tecnologico della scuola italiana rispetto a quelle europee.
Possiamo pertanto tracciare un primo bilancio della sua attuazione, alla luce anche dell’investimento di un miliardo di euro stanziato dal governo Renzi.
Possiamo sicuramente affermare che pur non essendo un investimento sufficiente a colmare il “digital divide” della nostra scuola rispetto agli standard dei cugini europei, molto è stato fatto in questi 12 mesi.
Va ricordato, senza paura di essere smentiti, che provare a modificare un sistema complesso come quello scolastico italiano, per tanti anni tenuto sotto “naftalina”, è impresa tutt’altro che facile.
Il PNSD oltre a dare degli indirizzi ben precisi del percorso che va intrapreso che prevede come tappe obbligate la banda larga e la formazione, per la prima volta rispetto a tentativi passati, ha come assunto di base il fatto che le tecnologie devono essere messe al servizio dell’ apprendimento attivo degli studenti e come innovazione delle metodologie degli insegnanti e non viceversa.
Vediamo quali sono, quindi, le luci che in questo anno si sono accese nel percorso tracciato dal PNSD.
Nel percorso di questi nove mesi, ovviamente, non ci sono state solo luci, ma anche alcune ombre che in alcuni casi hanno rallentato l’attuazione del piano. Vediamo quali:
L’estate, non è solo il momento del relax ma anche quello dell’approfondimento e della riflessione, utili e necessari per ripartire con “slancio” e voglia di “cambiare” per proseguire il lungo cammino verso la scuola 2.0.
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