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Scuola digitale o scuola sgarrupata?

Sarà come un vero e proprio centro civico. Il Ministro ha osservato che oggi ci troviamo di fronte a una seconda rivoluzione Gutenberg: quella della rete. Gli studenti non sono più interessati a una trasmissione tradizionale del sapere. Possono contare su una marea di informazioni che non sono organizzate. E qui si inserisce il nuovo compito dell’insegnante: un organizzatore delle conoscenze. Un ruolo che potrà prevedere in futuro un’alternanza docente-discente interessantissima. 
Tutto questo dovrà accadere in una scuola digitale dove la didattica esce fuori dai confini dell’aula e della lezione frontale e si proietta in spazzi aperti e una didattica laboratoriale. Ma questa è una scuola che vive nella mente di un Ministro sognatore che non vede la realtà. Purtroppo la realtà è completamente diversa, la scuola italiana di oggi non è digitale, ma piuttosto possiamo definirla sgarrupata. La situazione della sicurezza nelle scuole è ormai “un’emergenza nazionale” ed “è indispensabile che il governo si renda conto della situazione”. Ad affermare questo, con molto realismo e spirito di servizio, è il sostituto procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello dopo gli ultimi episodi di pericolo che si sono verificati in alcuni edifici scolastici di Torino e provincia su cui la Procura torinese sta indagando. 
Da un’agenzia Adnkronos apprendiamo che, il pm Guariniello ha acquisito in un fascicolo giudiziario l’elenco degli interventi che sarebbero necessari nelle scuole del torinese, non ancora effettuati principalmente per la mancanza di fondi. Si parla di una necessità di circa 60 milioni di euro, soltanto nelle scuole della provincia di Torino. Il magistrato è in contatto con il ministero dell’Istruzione e il ministro Francesco Profumo a cui ha girato le preoccupazioni del presidente della Provincia Antonio Saitta per la mancanza di fondi per far fronte agli interventi. Se non si dovesse intervenire a tutela della sicurezza di alunni e personale scolastico si potrebbe giungere a soluzioni drastiche tra cui la chiusura di molte scuole della Provincia in cui non si riesce a garantire la sicurezza. La situazione registrata a Torino, non rappresenta un’eccezione, ma la regola riscontrata su tutto il territorio nazionale. 
Casi di scuole in cattivo stato di manutenzione, pericolanti, che rappresentano un pericolo per gli studenti ve ne sono decine di migliaia in tutta Italia. Facendo un’analisi seria e realista, piuttosto che sognare una scuola futurista, digitale, che si possa raffigurare attraverso uno spazio civico, bisognerebbe pensare, con spiccato senso civico e con un’azione responsabile, a rendere sicure le scuole che ogni giorno sono frequentate da milioni di giovani studenti.

Lucio Ficara

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