Obbligo vaccinale per i medici, per le forze dell’ordine, per gli insegnanti e per gli over 50. Manca solo che venga esteso anche ai marziani, in primis, e agli extraterrestri, nella loro totalità, in seconda battuta.
E gli studenti?!
Chi siede sugli scranni più alti, quando pensa di obbligarli a vaccinarsi essendo, essi, i più nutriti – nonché principali – attori degli affollati, quanto caotici, scenari scolastici? Come mai non si ritiene opportuno, considerandolo alla stregua di un vero e proprio sacrilegio, praticare un’innocente punturina sul deltoide medio (o laterale che dir si voglia) dei nostri “incoercibili” ragazzi ancora in obbligo scolastico? Perché non si è ancora imposto agli studenti l’esibizione del greenpass rafforzato per accedere negli ambienti scolastici e non si è relegato i riottosi e i recalcitranti a casa (ovviamente debitamente incollati allo schermo di un device) visto che la “Didattica Digitale Integrata” ha dimostrato, ampiamente, di assicurare il legittimo e sacrosanto diritto allo studio?
È chiaro o no, a tutti, che i maggiori diffusori della variante più virulenta mai conosciuta del Covid-Sars 2 sono i più giovani in quanto porzione della società civile che ha un atteggiamento maggiormente spensierato (per non dire spregiudicato) rispetto ai pericoli in generale e a quelli pandemici-virali in particolare?
A parte gli “inevitabili” banchetti e/o riunioni familiari in clima festoso-natalizio (appannaggio di tutte le fasce d’età) che hanno di sicuro amplificato la ben nota attitudine infettiva della mutazione Omicron, a rendere la situazione attuale a dir poco allarmante ha contribuito, sicuramente, la naturale propensione dei giovani (e quindi degli studenti) alla promiscuità e alla socializzazione privata di qualsivoglia dispositivo di protezione personale delle alte vie respiratorie, notoriamente intese mascherine. E per favore, non imponiamogli pure quei fastidiosissimi gel igienizzanti, messi in commercio negli ultimi anni, che, impiastricciando in modo indecente le dita, rendono praticamente impraticabile l’uso dei polpastrelli necessari a far scorrere immagini e quant’altro sugli schermi degli smartphone.
E alla luce di una situazione esplosiva, i cui numeri terrificanti crescono in maniera esponenziale e impressionante di giorno in giorno, che cosa si decide di fare?
Dopo aver indossato, a dovere, la maschera (per chi non l’avesse capito: quella dell’ipocrisia) ci si è arrovellati un pomeriggio intero (quello di mercoledì 5 gennaio 2022) per partorire l’ennesima cervellotica e confondente (per non dire confusionaria) pletora di norme e prescrizioni in caso di uno, due, tre, quattro, ecc. ecc., contagi tra gli studenti (ovviamente differenziando il tutto in base all’ordine e al grado d’istruzione) per stabilire, o meno, se sia il caso di tenere tutti in classe, tenerne un certo numero a casa al calduccio (i NoVax ) e gli altri in classe (i vaccinati) tra gli spifferi di porte e finestre aperte o di riservare la modernissima, nonché “efficientissima”, didattica a distanza che, se non nei fatti almeno nell’immaginario collettivo, ci avvicina alla “scuola del futuro” versione Star Trek e Odissea nello spazio, a tutti indistintamente.
È chiaro perfino a un bambino delle elementari che oggi è assolutamente imprescindibile affidarsi alla didattica a distanza, per un lasso di tempo indeterminato (saranno i numeri della pandemia, l’evoluzione dei contagi e i ricoveri nelle terapie intensive a dettarne i tempi), senza tergiversare oltre e prima che la situazione non diventi definitivamente catastrofica.
Ma, evidentemente, chi ha avuto in sorte di frequentare la scuola dell’ipocrisia ritiene più giusto (per coerenza e per tener fede alla parola data all’inizio dell’anno scolastico) farsi “pregare” da frotte di Presidi allarmati, che rimarranno fatalmente inascoltati, e di delegare ai Presidenti di Regione e ai Sindaci, di prendere in mano la patata… virulenta… e di sbattere in DaD milioni di poveri studenti che, invero, meriterebbero di frequentare in presenza le lezioni SEMPRE, a meno che non ci sia di mezzo l’incolumità fisica e la salute pubblica di un’intera Nazione.
Chi pensa il contrario (che le lezioni si possano fare al pc a cuor leggero e ad ogni piè sospinto) è un folle come, del resto, chi delega agli altri le proprie responsabilità è un pusillanime e un ipocrita.
Lunedì 10 saranno pochissimi gli studenti a rientrare in classe (per via delle singole ordinanze sindacali, per i tanti positivi – sia tra gli studenti che tra gli insegnanti-, per la mancanza dei supplenti, in via precauzionale e per volere delle famiglie), ma al Governo e al Ministero avranno salva la faccia.
Viva l’ipocrisia!
Ivano Marescalco
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