L’Unione degli Studenti Ferrara attacca il preside di un liceo scientifico, che prima delle feste ha scritto una lettera aperta ai genitori degli alunni per invitarli a un maggior decoro nell’abbigliamento, ma non solo.
In particolare il dirigente puntava il dito contro il trend sempre più in voga dei jeans stracciati. Una lettera senza forzature e stonature autoritarie, “i ragazzi sono e continueranno a essere liberi di vestirsi come preferiscono, (…) né si chiedo cravatte e tailleur ma abiti ‘normali’, senza rotule sporgenti o pantaloni squarciati”.
Ma all’Unione degli Studenti la lettera non è piaciuta, non solo per i riferimenti agli abiti, ma anche e soprattutto per un’altra frase contenuta nella lettera del preside: “Avete scelto per i vostri figli questo Liceo anche per il suo rigore nel pretendere comportamenti adeguati a dei giovani che rappresenteranno la classe dirigente di domani, gli interpreti della società civile, i protagonisti delle professioni intellettuali, delle arti, della cultura”.
“Non entreremo nella polemica “decoro sì, decoro no” perché riteniamo sia fuorviante rispetto invece ad altri contenuti e passaggi più importanti e critici da lei espressi nella sua lettera. Quando lei parla di una scuola vista come “luogo di formazione ed educazione”, ci chiediamo quali siano i principi fondamentali che secondo lei essa dovrebbe insegnare”: tuonano i ragazzi.
Secondo l’Uds infatti il preside “nella sua lettera, non si limita a denigrare gli studenti in base al loro abbigliamento (“non potete consentire loro di venire a scuola con pantaloni che fino ad un paio di anni fa vi sareste rifiutati di conferire ai cassonetti della Caritas”) ma addirittura incita a una divisione netta tra chi frequenta scuole di ghetto e chi frequenta scuole d’élite che ‘devono formare la futura classe dirigente’. Un ragazzo – domandano gli studenti -, costretto a vestire abbigliamenti della Caritas in quanto il livello salariale della famiglia non gli permette un vestiario “più decoroso”, non potrebbe frequentare quindi la sua scuola?”.
“La cooperazione, l’uguaglianza e la solidarietà sono principi essenziali nei nostri “luoghi di formazione ed educazione” – scrivono gli studenti – e lei, caro preside, li vuole eliminare aprendo le porte a un modello di scuola stratificato. Chiunque deve avere le stesse opportunità nel raggiungere i massimi gradi dirigenziali, la scuola deve perciò garantire a tutti gli stessi mezzi e strumenti per farlo, indipendentemente che si frequenti un liceo o un professionale (la invitiamo perciò a leggere l’articolo 34 della Costituzione italiana). L’etnocentrismo che lei vuole imporre, tracciando una linea di separazione tra la scuola che crea dirigenti e la scuola che crea operai, è sconcertante e stridente con i principi educativi che le nostre scuole dovrebbero insegnare. Per noi, la scuola rappresenta anche lo strumento con il quale si garantisce una mobilità sociale a tutte e tutti senza che il vissuto economico, sociale e culturale da cui si proviene ne sia influente”.
Infine, scrivono i ragazzi, ci farebbe molto piacere se ogni tanto i dirigenti scolastici si facessero sentire rispetto le condizioni disastrose in cui riversano attualmente le nostre scuole. Il governo finanzia le scuole private lasciando in uno stato di totale indigenza economica le scuole pubbliche, eppure, per i nostri presidi la questione prioritaria è il decoro degli studenti. Vogliamo tutto per tutti: stesse possibilità, nessuna discriminazione”.
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