Estero

Scuola e clima, le proteste degli studenti infiammano istituti e dibattito pubblico in Europa

Il rapporto tra uomo e natura, come di consueto, costituisce un sensibile archetipo letterario sul quale l’essere umano si pone quesiti circa la sua mutua simbiosi. L’avvio delle attività industriali del secolo XIXesimo e la conseguente emissione di sostanze inquinanti nell’atmosfera ha iniziato a preoccupare prima gli esperti, che si allarmavano per la crescente mortalità, e di seguito la popolazione comune, in particolare i giovani, per gli effetti a lungo termine sulla vita del pianeta e sulla propria. Specie nell’ultimo decennio, l’Europa si è confrontata con un clima arido e caldo, con poca piovosità, che in alcune aree del continente ha messo in pericolo attività produttive, coltivazioni ed esigenze idriche della popolazione locale.

Le scuole, come avamposto di rivoluzioni sociali partite dal basso, si è fatta capostipite della lotta per il clima in Europa per via dei numerosi progetti ed iniziative partite da studenti e docenti, che probabilmente risultano essere la parte della popolazione più consapevole dell’emergenza in oggetto, che rischia fortemente di ridimensionare il nostro stile di vita. L’associazione internazionale dei Fridays for Future, attiva nelle maggiori capitali europee, costituisce di certo un punto di riferimento per gli studenti che, anche con metodi talvolta molto diretti, reclamano il proprio diritto ad una vita normale sul pianeta per le prossime generazioni, talvolta realizzando blocchi stradali nelle maggiori arterie di circolazione creando panico e congestione del traffico. Ciò sta accadendo in numerosi centri tedeschi ove la concentrazione di studenti risulta elevata e nel Regno Unito supportata dai singoli istituti.

Ondata di occupazioni studentesche in Europa: Portogallo, Germania e Regno Unito

Un’ondata di occupazioni studentesche ha chiuso scuole e università in tutta Europa come parte di una rinnovata campagna di protesta giovanile contro l’inazione sul crollo climatico. Ventidue scuole e università in tutto il continente sono state occupate come parte di una proposta campagna di un mese. In Germania, le università furono occupate a Wolfenbüttel, Magdeburgo, Münster, Bielefeld, Ratisbona, Brema e Berlino. In Spagna, gli studenti occupati dell’Università autonoma di Barcellona hanno organizzato seminari sulla crisi climatica. In Belgio, 40 studenti hanno occupato l’Università di Gand.

Nella Repubblica Ceca, circa 100 studenti si sono accampati fuori dal ministero del commercio e dell’industria. Nel Regno Unito erano in corso occupazioni nelle università di Leeds, Exeter e Falmouth. Le azioni più radicali si sono svolte a Lisbona, in Portogallo, dove i giovani hanno occupato sette scuole e due università. Giovedì, gli alunni occupanti hanno costretto una scuola superiore a rimanere chiusa per un terzo giorno, mentre gli studenti della facoltà di lettere dell’Università di Lisbona si sono barricati nell’ufficio del rettore. I giovani hanno anche fermato il traffico nella capitale portoghese con blocchi stradali in solidarietà con le occupazioni. L’azione radicale arriva nonostante le dure risposte degli insegnanti di una scuola che hanno chiamato la polizia per sfrattare gli alunni che hanno iniziato le occupazioni la scorsa settimana. I blocchi e le occupazioni fanno parte di una campagna estesa sotto la bandiera “End Fossil: Occupy!”, che mira a costruire e intensificare il movimento di sciopero dei giovani per il clima che in precedenza era al suo massimo durante le mobilitazioni di massa per il clima del 2019. Una dichiarazione della campagna recitava: “End Fossil: Occupy! sta radicalizzando il movimento giovanile per il clima nelle tattiche e nelle rivendicazioni. Occupazioni invece di scioperi. Porre fine all’economia dei fossili invece di “ascoltare la scienza”. End Fossil: Occupare! sta riaccendendo il fuoco del movimento giovanile per il clima visto l’ultima volta nel 2019″.

E in Italia?

“Iniziamo come studenti che occupano scuole e università, ma abbiamo bisogno che tutta la società intraprenda un’azione radicale con noi per porre fine ai [combustibili] fossili”, afferma la campagna End Fossil. “Solo con un movimento di massa che coinvolge tutta la società assumendosi la responsabilità di fermare l’era dei combustibili fossili possiamo veramente cambiare il sistema. “Chiunque da qualsiasi parte del mondo voglia organizzare occupazioni scolastiche o universitarie locali è il benvenuto a farlo, purché accetti di partecipare per realizzare la nostra richiesta principale e seguire i nostri tre principi: occupazione guidata dai giovani, quadro di giustizia climatica per le richieste e occupa finché non vinci”.

In Italia, lo scorso 3 marzo, hanno protestato in maniera pacifica i ragazzi di Friday For Future, un’associazione e movimento internazionale caratterizzato dall’impegno per il clima. Dopo i primi cortei in Australia, a Sydney, i ragazzi da tutta Italia hanno marciato in un corteo autorizzato per le vie della Capitale. “Un’ulteriore occasione di condivisione dei temi della crisi climatica in tutta Italia in concerto con il resto del movimento globale – hanno reso noto gli attivisti presenti ai microfoni de La Repubblica  – Ci concentreremo sui “to do” della nostra agenda climatica”, ha spiegato il movimento FFF nei giorni scorsi. In sintesi, Fridays for Future li riassume così: “Energia rinnovabile e Cers (Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali); la mobilità sostenibile e la cura del ferro; Sad (Sussidi Ambientalmente Dannosi) e bombe climatiche; transizione ecologica e sostenibilità economica; giustizia sociale ed eco transfemminismo”. In cinque anni il movimento è cresciuto fino ad arrivare a comprendere anche altre associazioni attive, come Ultima Generazione, Extinction Rebellion e Scientist Rebellion.

Andrea Maggi

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