Da pochi giorni si è spenta la luce della più famosa etoile della danza italiana Carla Fracci e da poche ore Roberto Bolle, il celebre ballerino italiano noto da anni in tutto il mondo, è stato nominato Grande Ufficiale al merito della Repubblica dal Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Vale la pena ricordare alcuni aspetti di questa pratica sportiva e artistica, che in Italia è molto popolare, si stima infatti che prima del lockdown fosse un settore in crescita, tanto che si parla di un fatturato in aumento dell’11.4% dal 2016 al 2018, tenendo conto che in Italia, ci sono 17mila scuole di danza popolate da 1,4 milioni di allievi. Queste scuole sono principalmente di piccole e medie dimensioni, con meno di 10 dipendenti per scuola, insieme a quelle di grandi dimensioni riconosciute a livello mondiale, prima tra tutte l’Accademia Teatro alla Scala.
La danza, come scrive la maestra di danza Stefania Napoli sul Giornale della Danza, proprio all’indomani della scomparsa di Carla Fracci, per ricordarne il valore educativo e pedagogico, è uno strumento prezioso di prevenzione e trattamento del disagio giovanile, con conseguenti benefici anche per la prestazione scolastica e le relazioni con coetanei e adulti.
La danza può contenere le ansie legate alla crescita, in un mondo in cui regna l’incertezza e tutto cambia di minuto in minuto. Può addirittura prevenire l’escalation negativa che avviene in contesti familiari difficili, caratterizzati da separazioni, violenze o difficoltà economiche, che possono causare disturbi comportamentali di varia natura.
La pratica, come confermano in molti, da maestri di danza a pediatri, da insegnanti di scienze motorie agli psicologi, insegna ad ascoltare, se stessi, il maestro, gli altri allievi, la musica, il proprio corpo e le proprie emozioni. Nel caso degli adolescenti, per esempio, l’ascolto dell’altro, la voce dell’insegnante, del compagno aiuta a far capire loro che esiste l’altro, a dare un punto di vista diverso su idee e situazioni, e contribuisce a creare un clima di fiducia e comprensione. Per non parlare della possibilità che offre di mostrare le emozioni, di uscire allo scoperto, nella sicurezza della disciplina e della tecnica, accompagnato e guidata dal maestro.
Anche l’improvvisazione gioca un ruolo imporatante, soprattutto per i giovani più problematici, che avranno la possibilità di riconoscere e arginare l’aggressività e il senso di solitudine e riusciranno a gestire queste emozioni, incanalandole per realizzare diverse esperienze creative ed importanti per la socializzazione e l’integrazione.
Praticata sin da piccoli, contribuisce poi a sviluppare un corpo armonico e ad apprendere il senso del ritmo, utile per mettersi in sintonia con le parti più profonde, che favorirà in età adulta un maggior benessere psicofisico. Nei bambini promuove l’equilibrio, la padronanza dello spazio e anche la memoria e potenzia l’intuito.
Si può, secondo gli esperti, cominciare a danzare molto presto. Dai 3 ai 6 anni si parla di Gioco danza, che mira a sviluppare le tecniche di movimento e far appassionare i più piccoli. Si tratta di corsi propedeutici, che stimolano anche la creatività. Subito dopo, già dai sei anni, si parla di veri e propri corsi di danza, rimandando l’attività agonistica dopo gli 8 anni.
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