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Scuola e dintorni: domande senza risposta

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Piuttosto che soffermarci su analisi approfondite riguardo a come è stata gestita l’emergenza sanitaria, soprattutto con riferimento alla scuola, preferiamo stavolta porre una breve serie di domande, pur senza eludere spunti di riflessione.

Domande precise indirizzate alla ministra Azzolina o al Cts (Comitato tecnico scientifico), ma anche al governo nel suo insieme o a persone cui il governo stesso ha affidato incarichi assai delicati. Dubitiamo fortemente (eufemismo) di avere risposte ma poiché il mio mestiere è anche quello di proporre riflessioni e rivolgere domande che stranamente diversi conduttori (giornalisti anche loro) non ritengono di porre, in trasmissioni spesso senza contraddittorio, le formulo lo stesso (diciamo che lo avverto… come una esigenza da un punto di vista deontologico e a prescindere dalla collocazione politica di chi governa).

Perché la programmazione degli adempimenti per l’apertura delle scuole a settembre è partita in ritardo e non è stata efficace?

La prima è una domandina facile facile: limitandoci all’ambito scolastico, perché non si è iniziato già in primavera a programmare una serie di adempimenti che potessero dare qualche garanzia in più in vista della riapertura delle scuole a settembre? Innanzitutto agire su un rafforzamento davvero adeguato degli organici, anche per evitare le “classi pollaio”.

Il Mef aveva autorizzato l’assunzione di circa 85mila docenti a tempo indeterminato ma in realtà alla fine le assunzioni in ruolo quest’anno sono state poco più del 20% rispetto al suddetto numero annunciato e “strombazzato” (e se ci si limita al sostegno, delle 21.453 cattedre vacanti ne sono state assegnate meno di 2.000). Perché la scuola a parole è una “priorità” ma i proclami sulla centralità dell’istruzione poi non vengono seguiti da stanziamenti congrui, che consentano anche di ampliare nella quantità necessaria gli organici (anche degli Ata), di ridurre il precariato e di eliminare le “classi pollaio”?

Poi dalla fine del lockdown primaverile finalmente sarebbe stato opportuno, anzi necessario, dare avvio e laddove possibile completare il progetto di edilizia scolastica tante volte rinviato, o almeno pensare a soluzioni come le tensostrutture esterne, per esempio (sempre meglio che discutere per mesi su strutture inadatte, che peraltro è bene che continuino ad avere altra tipologia di fruizione e spesso in ogni caso indisponibili o inesistenti in molti piccoli centri, nonché su ipotesi quasi surreali quali lezioni all’aperto – magari in autunno/inverno – o in hotel e bed & breakfast‼).

E in collegamento con la possibilità di un rientro a scuola perché non si è affrontato adeguatamente il problema dei trasporti (su mezzi pubblici si spostano tantissimi alunni soprattutto delle scuole di istruzione secondaria di II grado e universitari, ma anche molti insegnanti)?

Adesso si parla sempre più insistentemente di orari di ingresso (e quindi di uscita) scaglionati per decongestionare l’affluenza massiccia ai mezzi pubblici in alcune fasce orarie (in ogni caso dubitiamo che ci saranno controlli adeguati per evitare assembramenti, cosa che auspichiamo, e non solo sui mezzi pubblici di trasporto – il cui utilizzo peraltro non coinvolge ovviamente solo il mondo della scuola – ma anche appena fuori della scuola tra alunni soprattutto delle superiori). A proposito degli orari scaglionati, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli a Sky Tg24 ha affermato: “Lo dico dal 18 maggio. Il ministro Azzolina ha chiesto questa disponibilità ma in alcuni casi c’è stata resistenza degli insegnanti”. Cioè come al solito la “colpa” di una grave disorganizzazione (e anche qui di un mancato adeguato finanziamento per disporre di un numero maggiore di mezzi pubblici e di corse, quindi anche di personale) invece di assumerla direttamente, in primo luogo, la titolare del Dicastero, la si fa ricadere sui docenti‼

Banchi monoposto e sedute “a rotelle” presentati come soluzione ai problemi sono arrivati in netto ritardo e da molti anche criticati

Tutte queste erano ovviamente misure da pianificare subito, almeno sin dal mese di maggio, invece di passare un’estate a discutere su metro statico e del metro dinamico come distanza da prendere a riferimento e a misurare con il metro il distanziamento tra le “rime buccali”. E poi si cominciò a parlare delle mirabilie che sarebbero scaturite dai nuovi banchi monoposto e da quelli “a rotelle”, descritti quasi come “l’uovo di Colombo” per risolvere il problema del distanziamento.  Questo, come altri argomenti è ben focalizzato nell’articolo pubblicato ieri con il video dell’intervento del direttore Alessandro Giuliani.

Il bando, a firma Domenico Arcuri, per l’acquisto di circa 3 milioni di banchi monoposto o con le rotelle fu pubblicato il 20 luglio scorso (con un Avviso di rettifica già 4 giorni dopo!), con colpevole ritardo (ammesso che servissero davvero) anche secondo tanti dirigenti scolastici. La procedura era stata finalizzata all’acquisto, prima dell’avvio dell’anno scolastico, di un numero stimato di un milione e mezzo di banchi monoposto tradizionale e fino a un milione  mezzo di sedute attrezzate di tipo innovativo. La consegna, è scritto nel bando, sarebbe dovuta avvenire per il 31 agosto e il ritardo superiore a sette giorni nella regolare consegna dei prodotti avrebbe costituito inadempimento e immediata risoluzione del contratto con l’azienda produttrice.

Ma il 14 settembre, data ufficiale dell’inizio delle lezioni, le scuole erano senza banchi monoposto né tantomeno a rotelle (ad eccezione di alcuni istituti che ne avevano ricevuto una parte). Allora il termine della garanzia di consegna per avere tutti i banchi richiesti fu “spostato” ad ottobre (e si puntualizzò che il numero sarebbe stato complessivamente di circa due milioni e mezzo). Arrivò ottobre, ma molte scuole rimasero ancora sprovviste dei tanti decantati banchi (nel frattempo la scuola in presenza continuava come se nulla fosse). Qualcuno per non fare rinvii di settimana in settimana disse apertamente che l’ “operazione banchi nuovi” si sarebbe completata a dicembre (peraltro diversi produttori più o meno ufficialmente lo avevano fatto capire da tempo). Ora siamo in piene vacanze natalizie e pare che in diverse scuole solo da qualche giorno siano stati consegnati e che ancora ne manchino in alcuni istituti che pure li avevano richiesti.

Ed è inutile che il commissario Arcuri dica quasi stizzito a fronte di legittime perplessità: “Abbiamo consegnato 2 milioni e mezzo di banchi in due mesi (che poi sono quattro mesi, n.d.R), che è pari alla produzione di 12 anni in Italia”. Perché è chiaro che prima non fosse stato incrementato il numero di banchi nuovi in quanto sostanzialmente (è l’avverbio usato da Lucia Azzolina qualche settimana fa per dire che i banchi monoposto e le sedute “a rotelle” erano stati sostanzialmente consegnati: certo, “sostanzialmente”, che è un ammissione implicita che ancora ‘ne mancavano all’appello’, perché “effettivamente” invece la consegna non risulta completa: questione… di avverbi‼) nessuno li aveva richiesti o comunque si erano sempre lesinati soldi per le spese sugli arredi scolastici (e sulla scuola in generale), adesso sono stati finanziati solo per l’emergenza sanitaria che incombe (peraltro il commissario Arcuri – noi, lo ammettiamo, preferiamo il commissario Basettoni, o al limite il commissario Montalbano! – si è vantato di fornire gratuitamente gel igienizzante alle scuole, ma anche sul gel non sono mancati dubbi e polemiche, come attesta il caso verificato in Friuli mesi fa).

Quindi Domenico Arcuri deve rispondere sulla tempistica del bando e su quella delle consegne, ampiamente disattesa rispetto a quanto da lui proclamato e garantito. O si può limitare a polemizzare con chi fa delle osservazioni su questo argomento?

Peraltro l’efficacia di tali banchi al fine del contrasto ai contagi è da dimostrare. Le classi che hanno adoperato (sin da subito) i banchi monoposto sono state meno affette dal virus rispetto alle altre classi? O forse ci sono parametri ben più sensibili al contagio quali il numero di alunni per classe, le possibilità di aerazione dei locali, l’uso delle mascherine? Inoltre, abbiamo seri dubbi sulla funzionalità di tali banchi (per alcuni operatori scolastici che li hanno ricevuti – talvolta persino con misure inadatte almeno per gli alunni più grandi – offrono uno spazio ristretto e un piano d’appoggio del tutto scomodo, per altri sono arrivati banchi assai carenti e quindi insoddisfacenti circa la qualità dei materiali e la loro durata nel tempo). Mentre sul costo dell’operazione qualche tempo fa erano scaturite forti polemiche.

Non era meglio investire su tablet, Pc, connessioni? E poi le vicende precari, concorso straordinario e Gps.

E a proposito di investimenti, era prioritario l’acquisto di questi banchi (peraltro inutilizzati nei contesti in cui gli istituti scolastici sono rimasti prudenzialmente chiusi) oppure colmare il divario tecnologico, con alunni ancora senza Pc o tablet e senza neanche gigabyte per ‘navigare’ sul web almeno dallo smartphone? Ma poi Pc e tablet che a già a maggio il Ministero vantava di avere recapitato alle scuole per provvedere affinché fossero distribuiti in comodato d’uso a tutti gli alunni che ne erano sprovvisti, dove sono finiti? Erano così scadenti… che si sono deteriorati in pochi mesi o erano numericamente talmente insufficienti che a inizio del nuovo anno scolastico (ma ancora adesso) tanti studenti non ne dispongono pur avendoli richiesti alle scuole?!

Per quanto riguarda la ministra Azzolina ricordiamo la vicenda legata alla mancata stabilizzazione dei precari che per anni hanno fatto supplenze, che ha sin dal suo insediamento determinato anche un forte dissenso da parte dei sindacati e una successiva frizione nei rapporti con i rappresentanti dei lavoratori della scuola (anche per altre vicende), la gestione del concorso straordinario docenti, le criticità sia sulla corretta interpretazione di parecchi passaggi dell’Ordinanza ministeriale che il 10 luglio ha istituito le GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) e che ancora dopo tanti mesi presenta dubbi su talune procedure da seguire, GPS tra l’altro connotate sin da subito da problemi di funzionamento della piattaforma al momento di inserire le istanze e successivamente di notevoli indici di errori nei punteggi e nelle assegnazioni alle fasce. Come titolare del Ministero dell’istruzione (il “pubblica” prima di istruzione ce lo siamo già “giocato” da un bel po’!), Lucia Azzolina non si sente responsabile di tali inefficienze?

In un prossimo articolo: “scuola sicura” e priorità per le vaccinazioni dei docenti (ora rientrati nella fascia successiva dei “servizi essenziali”)

Fermiamoci per ora qui, in un prossimo articolo a breve rifletteremo sulla questione “scuola sicura”, anche in relazione al fatto che almeno sino a poche settimane fa si parlava di priorità per la vaccinazione della classe docente (che comunque ora rientra nella fascia dei “servizi essenziali”) ed anche degli alunni: non c’è una evidente contraddizione? Faremo, inoltre, anche riferimento alla Dad a “intermittenza” (qualche volta con tempi sbagliati, a nostro modo di vedere, rispetto al contesto territoriale).

Anche in questo caso sappiamo che la ministra Azzolina, il coordinatore del Cts Miozzo, lo stesso premier Conte ed altri esponenti del Governo non ci risponderanno, pazienza.