Lo Snals, in un intervento ben articolato dalla Segretaria Nazionale Elvira Serafini, spiega che la scuola è in trincea da un anno per assicurare il processo educativo e formativo di tutti gli studenti. Durante il lockdown dell’anno scolastico 2019/2020 e nei momenti di sospensione delle attività didattiche in presenza, gli insegnanti si sono impegnati per non lasciare indetro i propri alunni anche con modalità didattiche innovative. La sindacalista Serafini invita a fare attenzione alle affermazioni estemporanee che possano annullare i sacrifici fatti dal mondo scolastico per non fermare il dialogo educativo, in quanto tali dichiarazioni rischiano di allontanare il mondo della forma<ione da quello delle Istituzioni.
La Segretaria Nazionale dello Snals in maniera netta dice no all’allungamento dell’anno scolastico nei mesi di giugno e luglio: “L’intervento del prof. Draghi, sul mondo della scuola, lascia perplessi. Nell’affermare che l’anno scolastico debba proseguire, prevedendo attività pomeridiane o da svolgersi nel periodo estivo, mostra di dare per scontato che nulla fino ad oggi sia stato fatto, annullando con un colpo di spugna tutto il lavoro di mesi e comunicando alle famiglie e agli alunni la sensazione che quanto finora costruito insieme, non rappresenti nulla…anzi, sia stata una mera perdita di tempo.
Mostra, inoltre, di non avere alcuna considerazione di docenti e operatori della scuola e di non ritenere utile comprendere meglio la difficile e complessa realtà della formazione, prima di fare esternazioni abbastanza discutibili, senza peraltro tener conto del fatto che il
periodo estivo non rappresenta un momento di vacanza per i docenti, impegnati in scrutini ed esami.
In linea di principio, siamo assolutamente concordi nel ritenere che la scuola sia altro dalla distanza, ma non si può lasciar intendere che finora gli alunni abbiano perso tempo. I docenti, con spirito di sacrifico e quasi pionieristico, hanno creato classi virtuali in cui gli alunni, seppur a distanza, hanno potuto continuare il dialogo educativo, hanno sentito di non essere soli, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con docenti e compagni su quanto stava accadendo, riuscendo così a metabolizzare la difficile realtà che stavano vivendo, percependo di avere ancora delle certezze, quelle che la scuola rappresenta.
Ciascuno di loro ha sentito che in un momento drammatico, per ciascuno e per tutti, la scuola ha continuato a puntare su di loro e sul loro futuro, ha continuato a impegnarsi per la loro formazione e ad offrire a tutti la possibilità di proseguire il proprio percorso formativo.
La scuola è entrata nelle case in punta di piedi e ha visto i docenti lavorare inventandosi nuove modalità di confronto, affinché nessuno restasse indietro. Gli alunni sono stati raggiunti attraverso gruppi whatsapp, Classroom disciplinari, video lezioni; si è lavorato in
modalità sincrona e asincrona. I docenti hanno sforato spesso e volentieri il proprio orario di servizio, hanno studiato le nuove piattaforme, hanno partecipato a corsi di formazione realizzati ad hoc, hanno lavorato per creare nuovi materiali didattici, pur di proseguire il dialogo educativo.
Ma poi basta un’affermazione estemporanea , un giudizio sommario per cancellare mesi di lavoro e dedizione, per dimostrare una volta di più la distanza siderale che esiste tra il mondo della formazione e il mondo delle istituzioni. Una volta di più, ma soprattutto una volta di troppo!”.
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