Insegno in un istituto secondario di secondo grado. Mi permetto di avanzare alcune proposte sull’inizio del nuovo anno scolastico e sull’impostazione delle lezioni, che potrebbe comportare un sacrificio per alcuni docenti, ma che salvaguarderebbe l’apprendimento e la salute di tutti: meglio delle ipotesi vecchio stile.
1) Contenere gli alunni per 5/6 ore, quasi fermi, senza permettere assembramenti e non facendoli muovere neanche per la pausa ricreativa è inattuabile. Oltretutto, insieme alla ricreazione, deve essere consentito loro di andare alla toilette a rotazione: almeno 1/2 volte nella mattinata. Le file che si formebbero, a causa del distanziamento obbligatorio, sarebbero permanenti e difficilmente controllabili dal personale ausiliario.
2) Anziché mattinate di lezioni di 5/6 ore, sarebbe meglio un avvicendamento degli allievi basato sulla suddivisione dell’orario giornaliero, con un intervallo di un paio d’ore tra due turni. Mi spiego meglio. Il primo turno potrebbe partire alle 10 (per evitare la congestione del traffico mattutino è meglio non iniziare alle 8:30) e finire alle 13. Il secondo potrebbe cominciare alle 15 e terminare alle 17, o alle 18 (nei giorni e nelle scuole in cui sono contemplate le 6 ore). Così gli studenti rimasti a casa svolgerebbero una didattica a distanza (dad) meno invasiva: non più di 2/3 ore. Nella settimana successiva, per non penalizzare alcuna disciplina e i ragazzi stessi, gli studenti del primo turno “coprirebbero” il secondo, e viceversa. Il problema della pausa ricreativa cadrebbe. Resterebbe, alquanto ridimensionata, la questione dell’utilizzo della toilette: dove gli alunni, in 2/3 ore, possono recarsi molto meno, o niente.
3) Le ore di lezione, dunque, sarebbero tutte di 60 minuti: pure quando sono 6. Con questo sistema, nessun docente ne svolgerebbe in più. La probabilità che qualche insegnante, nel medesimo giorno, possa avere lezione sia di mattina, che di pomeriggio, sarebbe limitata a 1/2 volte alla settimana. Ad ogni modo sarebbe risolvibile: in parte con un orario concordato, considerando “in primis” le difficoltà dei docenti che risiedono lontano (un inconveniente potrebbe essere la rinuncia al giorno libero), e in parte tenendo presente la disponibilità su base volontaria di colleghi disposti a fare le ore in entrambi i turni, per essere più liberi nei rimanenti giorni.
4) Di conseguenza i trasporti avrebbero, innegabilmente, una funzionalità migliore: sia perché i ragazzi che si spostano sono sempre la metà, sia perché lo spazio di 2 ore tra i turni è sufficiente per uno scambio in sicurezza, con meno traffico, e per dare il tempo a pullman, treni, ecc. di condurre gli studenti a casa e, dopo pranzo, far salire quelli da accompagnare a scuola. I Ministeri dell’Istruzione e delle Infrastrutture, in sintonia con le amministrazioni territoriali e con gli istituti scolastici, dovrebbero contattare sia le aziende pubbliche e private di trasporti locali, sia le famiglie, per:
– Verificare se la quantità e la capacità dei mezzi è tale da garantire il numero di posti sufficienti per condurre a scuola in sicurezza tutti gli studenti che non possono utilizzare veicoli propri, specialmente i pendolari.
– Sapere quanti ragazzi possono muoversi autonomamente, a piedi, e quanti genitori riescono ad accompagnarli, o a dotarli di un mezzo di spostamento personale.
– Cominciare a predisporre, subito, gli accordi con le suddette aziende.
Qualsiasi differente esigenza di qualsiasi istituto, in particolare nel primo ciclo di istruzione, sarà vagliata caso per caso. L’ingresso degli scolari, per esempio, potrebbe essere autorizzato un’ora prima delle lezioni. La fine, invece, sarebbe disciplinata dai docenti, distanziando le uscite.
La frequenza di tutti i ragazzi al mattino per 5/6 ore, con classi di 12/14 studenti, come proposto da molti, implica – a parte i problemi rappresentati ai punti 1 e 2, dispersione scolastica inclusa – il raddoppio delle aule, degli insegnanti, del personale ausiliario e dei mezzi di trasporto: organizzazione che, oltre i costi, richiede molto più tempo di quello a disposizione e che, nell’attesa, comporta il raddoppio dei rischi per la salute.
Esistono anche le consuete note dolenti, è vero. Ma, confrontate con i vantaggi, diventano superabili; soprattutto perché temporanee:
A) Le lezioni svolte in aula e da seguire online, dalla metà degli alunni rimasti a casa, hanno un “taglio” difforme, rispetto a quelle digitali: non c’è dubbio. Gli insegnanti però devono comunque disporre di una webcam e di un microfono e verificare se gli allievi collegati si assentano dalla loro postazione.
B) Ogni studente, in presenza, può socializzare solo con il 50% dei compagni. Per ora non esistono spiragli perché le combinazioni, abbinate ai turni, sarebbero innumerevoli. Si potrà rimediare in futuro, quando le classi saranno composte “ab origine” dalla metà, o meno, degli alunni attuali. E se i mezzi di trasporto saranno adeguati al numero dei passeggeri.
Giovanni Panunzio
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