Per i docenti “virtuali” e “2.0” il Meeting di Nicolosi (Ct) è stato un successo in termini sia di partecipazione e sia di sviluppo delle implicazioni didattiche relative al nuovo insegnamento basato solo sugli strumenti tecnologici.
“La scelta del Ministro è sbagliata sotto il profilo del metodo, perché ha ascoltato solo gli editori e non gli altri stakeholder (i produttori di tecnologie, i genitori, le associazioni dei consumatori, gli studenti).” Questo uno dei primi commenti alla notizia che la ministra Carrozza per quest’anno ha bloccato l’adozione dei libri in solo formato digitale.
Ma è sbagliata, continua un esponente del gruppo dei “docenti virtuali” anche “sotto il profilo del merito, perché non convince la sua spiegazione (le presunte “pericolosità” dei reader/tablet e la mancanza di dati scientifici sulla validità dello strumento a fini didattici)”.
Il motivo per cui Carrozza ha sbagliato? “Se in mezzo mondo si usano i reader/tablet a scuola, non si capisce perché in Italia sarebbero “non utili” pedagogicamente”. E non solo, dicono i docenti tecnologici : “rinviare la piena digitalizzazione della scuola significa rafforzare gli alibi dei “conservatori” e significa anche “deludere le aspettative” degli studenti e dei genitori che si immaginavano una scuola finalmente al passo coi tempi.”
E qui sta il punto: al passo coi tempi. Ma si è certi che le grandi innovazioni siano universalmente comprese e quindi accettate acriticamente e senza un minimo di vigile riflessione? Sembra infatti, da un sondaggio effettuato da Skuola.net, che sarebbero proprio gli studenti i primi a storcere il naso, facendo prevalere una sorta di conservatorismo nei confronti delle innovazioni, in linea fra l’altro sia con le carenze strutturali in cui versa la nostra Nazione (banda larga e assenza di connessioni addirittura in alcune scuole) e sia anche con l’impossibilità da parte di molte famiglie, meridionali soprattutto, di dotarsi perfino di un pc. Mancanza che metterebbe in svantaggio una fascia di alunni particolarmente vulnerabile.
Ma anche molti docenti hanno difficoltà a confrontarsi con didattiche diverse da quelle finora adottate, e attorno a cui hanno “educato” generazioni di alunni, se si relazionano con strumenti informatici innovativi delle cui potenzialità poco conoscono, mentre il Miur diffida se stesso dall’avviare corsi di aggiornamento, almeno per colmare qualche lacuna.
In ogni caso siamo del tutto convinti che la scuola prima o dopo, ma meglio prima, dovrà fare i conti con questa sorta di rivoluzione digitale alla quale si deve fare precedere o coniugare una preparazione del tutto adeguata del corpo docente, senza la quale si corre il rischio di un assedio alla cittadella senza catapulte, mentre risultati apprezzabili si avrebbero solo a macchia di leopardo anche all’interno di un singolo istituto.
Ma dal Meeting di Nicolosi la voce unanime è stata: “Eliminare totalmente i libri di carta, sì a contenuti solo digitali. Blog di classe, app didattiche, ambienti virtuali 3D online2."
Spiegando pure: “E’ possibile invertire quello che è stato finora. Non più libri cartacei con estensioni digitali, ma al contrario: libri di testo totalmente in digitale che lavorino sia in presenza che in assenza di connessione internet, e con la possibilità di stampare parti del contenuto. Gli editori potrebbero realizzarli, innestarli in piattaforme elearning, dotarli di tool e apps (come Prezi, Glogster, Powtoon, Symbaloo), arricchirli con contenuti digitali selezionati, recensiti ed appropriati, ed anche affiancarli con veri e propri social network protetti. Facciamo sposare Scuola e Digitale: è fondamentale capire che il ruolo degli editori dei testi scolastici non può più essere quello di fornitore e confezionatore di contenuti, così come il ruolo del docente non può più essere solo quello di trasmettitore di saperi”.
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