La scuola si rapporta da vicino con numerose rappresentazioni e fenomeni omogenei e disomogenei, legati a dinamiche non solo sociali, ma culturali, identitarie e di potere. Il suo slancio verso il futuro – ed in particolare nella sostenibilità del sistema stesso nel quale i sistemi educativi si inseriscono e cooperano – è relativo ad una rappresentazione ampia che coinvolge soggetti, sfide, processi. La crisi climatica che sperimentiamo con temperature anomale su tutto lo stivale preoccupa in primis i sistemi produttivi ed i servizi, ma responsabilizza anche altri soggetti, come scuole ed istituzioni, nell’ambiziosa opera di sensibilizzazione delle nuove generazioni circa le problematiche di natura sociale ed ambientale che caratterizzano i nostri tempi. Una scuola brasiliana, parte di una realtà in cui le componenti indigene cercano di tutelare le aree naturali identitarie contro una deforestazione sans-frontiéres senza volto, ha ottenuto un riconoscimento UNESCO per il suo impegno a tutela dell’ecosistema marino, trovandosi sulle coste atlantiche. SI tratta del primo premio emesso dall’organizzazione in oggetto che si pone, tra i numerosi obiettivi di tutela del patrimonio culturale e naturale contro una smisurata e deregolata mercificazione, di premiare coloro che mutuano gli obiettivi dell’organizzazione in materia di sicurezza ambientale. A tal proposito, occorre ricordare che l’UNESCO ebbe principio dal tentativo di mutua tutela delle evidenze archeologiche del Nilo e del relativo bacino circa l’edificazione della nota diga di Al-Assuan nell’Egitto nasseriano nel 1972.
Un gruppo di scolari brasiliani rimuove allegramente pezzi di plastica e rifiuti dalla sabbia di una spiaggia di Rio de Janeiro durante una gita per insegnare loro l’importanza di proteggere l’ambiente. La loro scuola, chiamata Notre Dame, si trova nella zona turistica della spiaggia di Ipanema e ha appena ricevuto il timbro Blue School dall’agenzia culturale delle Nazioni Unite UNESCO come parte di un’iniziativa per proteggere l’Oceano Atlantico. Il francobollo riconosce i programmi scolastici di tutto il mondo con l’obiettivo di proteggere gli oceani. L’iniziativa arriva in un momento in cui gli scienziati temono che oltre il 90% delle riserve alimentari marine del mondo siano a rischio a causa di cambiamenti ambientali come l’aumento delle temperature e l’inquinamento. “È per educare, è per sviluppare la consapevolezza, è la formazione di una generazione che capisca che abbiamo bisogno dell’oceano per continuare a esistere come specie su questo pianeta“, afferma il capo dell’ONG Istituto Mar Urbano Ricardo Gomes. Il francobollo prende in considerazione 16 paesi situati vicino all’Oceano Atlantico e segue l’iniziativa decennale Ocean Science for Sustainable Development delle Nazioni Unite, che è iniziata nel 2021 e terminerà nel 2030. Accanto all’ONG Istituto Mar Urbano, la scuola Notre Dame offre attualmente attività che mirano a creare consapevolezza tra i bambini di diverse età per preservare le spiagge urbane. L’UNESCO ha accolto con favore l’iniziativa in quanto infonde curiosità nei bambini per l’oceano e il suo ruolo nella generazione di ossigeno, regolazione del clima ed equilibrio di vita per il pianeta, ha affermato Fabio Eon, coordinatore dell’UNESCO per le scienze sociali e naturali in Brasile.
Come reso noto da un articolo pubblicato su La Tecnica – reperibile al link: https://www.tecnicadellascuola.it/docente-sarda-in-anno-sabbatico-per-pulire-i-mari-deuropa-mediterraneo-invaso-dalla-plastica-in-7-mesi-ha-raccolto-3-tonnellate – una docente 33enne si è allontanata dal servizio ordinario per ripulire le coste dei nostri mari occupate da residui plastici e microplastici. A diffondere la notizia è stato Adnkronos, la quale ha reso noto che la docente ha percorso oltre 14mila chilometri in compagnia del suo cane e di altri volontari provenienti da Kenya e Germania nell’ottica di ‘Wonder Women – Storie di donne ordinarie che fanno cose straordinarie’ progetto cofinanziato e pubblicato in formato video da Unknown Media. La docente ha ammesso di soffrire di “ansia ecologica”: già da bambina era solita ripulire gli stessi tratti di spiaggia più volte al giorno; durante la pandemia si recava a passeggio in riva al mare e colse l’occasione di dare il suo piccolo – ma grande – contributo alla tutela dell’ecosistema marino. In un lungo da “spazzina” delle coste, così la definisce ancora Adnkronos, per Italia, Grecia, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Kosovo, Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia, la docente ha raccolto oltre 3 tonnellate di plastica sia sulle spiagge che in attività di immersione.
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