Papa Benedetto XVI ha già parlato (e scritto) di “emergenza educativa” e di “una mancata trasmissione di certezze e di valori”. Adesso i Vescovi italiani gli fanno eco, riprendendo il tema e le questioni di fondo. Nel corso dei lavori dell’ultimo Consiglio Permanente, i vescovi italiani hanno messo la scuola e questione educativa all’ordine del giorno perché “valori fondamentali che costituiscono punti di riferimento irrinunciabili”.
“Chi non vede che c’è un nesso stringente tra le ipotesi educative circolanti e l’edificio sociale che di fatto si va a costruire? Chi non coglie che oggi ‘troppe incertezze e troppi dubbi … circolano nella nostra società e nella nostra cultura”, per cui “diventa difficile così proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita’ (Benedetto XVI, Discorso per la consegna alla diocesi di Roma della Lettera sul compito urgente dell’educazione, 23 febbraio 2008)? Infatti, non è con i sogni declamati che si costruisce una società nuova e migliore, né con le requisitorie saccenti o le suggestioni vaghe quanto utopiche, ma con i percorsi educativi, con la serietà e l’assiduità delle proposte, con la testimonianza dei maestri, con la severità e lo sforzo diuturno che è proprio di ogni conquista.
La vaghezza dell’impegno morale, la fragilità o la banalità di troppe proposte pseudo-educative certamente non permettono quell’urgente e positivo impegno dell’educazione che, quando viene meno, porta anche alla disaffezione verso la comunità e alle appartenenza deboli che ne derivano. Guai, tuttavia, a cedere anche noi al virus della sfiducia. Notava il Santo Padre parlando alla sua diocesi di Roma: ‘anche nel nostro tempo educare al bene è possibile, è una passione che dobbiamo portare nel cuore, è un’impresa comune alla quale ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo’ ”.
E’ quanto ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel Consiglio permanente.
La vaghezza dell’impegno morale, la fragilità o la banalità di troppe proposte pseudo-educative certamente non permettono quell’urgente e positivo impegno dell’educazione che, quando viene meno, porta anche alla disaffezione verso la comunità e alle appartenenza deboli che ne derivano. Guai, tuttavia, a cedere anche noi al virus della sfiducia. Notava il Santo Padre parlando alla sua diocesi di Roma: ‘anche nel nostro tempo educare al bene è possibile, è una passione che dobbiamo portare nel cuore, è un’impresa comune alla quale ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo’ ”.
E’ quanto ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel Consiglio permanente.
Mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, nella conferenza stampa di presentazione del documento finale ha sottolineato che l’educazione è uno degli argomenti centrali per il futuro della Chiesa. Tant’è –anche se ancora non è certo perché la decisione deve passare dall’Assemblea generale- che forse la scuola sarà uno degli argomenti principali degli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio.
Mons. Betori si auspica anche che l’insegnante di religione cattolica “si inserisca sempre più nella scuola, interagendo con tutte le altre discipline”. Il vescovo si è anche augurato che “si rafforzi la presenza da cattolici nella scuola pubblica” per “condividere con tutti la visione di un’antropologia, come quella cristiana, razionalmente fondata” e infine che si possa attuare “la ricerca di uno spazio specifico per le scuole di ispirazione cristiana”. Tutto ciò, ha puntualizzato, “non per frantumare la scuola pubblica”, ma per una scuola “offerta, da cattolici, a tutti”.
In conferenza stampa Mons. Giuseppe Betori si è anche lasciato sfuggire una considerazione prettamente personale riguardo la campagna elettorale: “l’assenza del tema della scuola, e in genere di tutta la questione della formazione, nel dibattito pre-elettorale è uno degli aspetti più preoccupanti dello scadimento di un certo confronto politico”.
In conferenza stampa Mons. Giuseppe Betori si è anche lasciato sfuggire una considerazione prettamente personale riguardo la campagna elettorale: “l’assenza del tema della scuola, e in genere di tutta la questione della formazione, nel dibattito pre-elettorale è uno degli aspetti più preoccupanti dello scadimento di un certo confronto politico”.