C’è chi spera che si possa davvero tornare ad una Scuola seria e buona, magari smantellando la pessima Buona Scuola. Ma, a guardare i programmi elettorali, è pura illusione.
Renzi insiste sulla bontà della sua riforma, come spiegata alla lavagnetta agli insegnanti che non la capivano. E ancora non si spiega come mai il 97% gli sia contro. La ministra Fedeli gli ha dimostrato tutta la sua fedeltà, convinta che lo scopo del suo mandato fosse appunto quello di implementare la legge 107, salvaguardando gli aspetti “innovativi”, dal bonus merito all’alternanza scuola lavoro nei tecnici e nei licei. A fine mandato, si vanta di aver “rimesso in asse le nostre istituzioni scolastiche con l’Europa”, e perfino di lavorare per “rilanciare la figura dell’insegnante”. Nelle scuole ormai c’è un episodio al giorno di aggressioni ai prof. Ma la ministra è convinta che il governo stia facendo di tutto per “rimettere al centro l’alleanza educativa fra scuola e famiglie”.
Più a sinistra troviamo Liberi e Uguali, molto critici con la Buona Scuola, ma legati a proposte vecchie, quali l’incremento dell’obbligo formativo fino a 18 anni, che risale al ministro Berliguer. “Noi proponiamo che l’obbligo cresca dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, fino all’ultimo anno delle superiori” dice Pietro Grasso, ma non senza ambiguità. Potrebbe tornare infatti il progetto di accorciare di un anno il percorso degli studi, che implica altre riforme strutturali e dirompenti, vuoi per i piani di studio vuoi per i posti di lavoro.
Non è che nello schieramento di destra emergano idee migliori. Tutti gli operatori della Scuola portano ancora i segni permanenti delle “riforme” della Gelmini e degli insulti “per categoria” fatti da Brunetta, con le sue norme imperative e la tassa di malattia imposta a tutti i dipendenti pubblici, in quanto fannulloni ed assenteisti a prescindere. Forza Italia è d’accordo su chiamata diretta e premialità, non vede male l’alternanza (che era stata legiferata in primis dalla Moratti), punta sugli aspetti professionalizzanti, scientifici, sull’apprendistato, come richiedono il mercato del lavoro e le imprese. Ripresenterà pure il sistema della “carriera” dei docenti, rispolverando il vecchio progetto della Aprea. Niente di nuovo insomma.
La sorpresa viene invece dal Movimento5Stelle, che non si limiterà a “smantellare” la Buona Scuola, ma ha già pronta una nuova rivoluzionaria riforma di “sartoria”. Il solo annuncio fa tremare le vene e i polsi agli operatori della Scuola, massacrati da 20 anni di riforme forsennate.
Cosa ci aspetterebbe con i 5Stelle al governo? Sperimentazioni didattiche a gogo. La senatrice Enza Blundo ci spiega la proposta di legge che ha per oggetto l’“innovativo impianto metodologico organizzativo denominato CrossCurriculum”. Ovvero l’ennesima sperimentazione già sperimentata con successo. “Gli esperimenti hanno fatto registrare risultati eccellenti nelle prove Invalsi”, dicono. Davvero attraente.
In che cosa consiste la proposta? Organizzazione flessibile del monte ore, attivazione di insegnamenti opzionali, rimodulazione oraria e tanti laboratori, aperti alla partecipazione dei genitori e anche di professionisti che prestano la propria opera “volontariamente”. Sarebbero gli studenti stessi a scegliere il laboratorio da frequentare.
È previsto inoltre l’ausilio di nuove figure professionali. Spuntano così il pedagogista scolastico specializzato “nuova figura nei ruoli scolastici in grado di supportare i dirigenti e gli operatori scolastici nel coordinare l’attività didattica”, affiancato dallo psicologo scolastico e dal mediatore culturale.
Lo scopo è di creare un democratico e sapiente lavoro di sinergie, ovvero il modello della Scuola-Comunità dove genitori, insegnanti e alunni collaborano insieme, passando “dalla scuola prêt à porter alla didattica sartoriale”.
In altre parole, dalla padella alla brace?