Si fa interessante il dibattito sul “Piano Scuole Estate” del Governo Draghi. Secondo Huffington Post il progetto rischia di finire in un flop (come il piano analogo dell’ex Ministra Stefania Giannini nel 2016, che però non poteva contare sull’effetto straniante di 17 mesi di “emergenza pandemia”): i sondaggi dicono chiaramente che né studenti né genitori sono minimamente interessati all’offerta. E i docenti?
Avvezzi come sono a non esser molto considerati dall’opinione pubblica nemmeno in materia didattica, questi ultimi potrebbero ricordarsi improvvisamente che proprio le decisioni in materia didattica spettano unicamente ai docenti stessi (come ricordato persino in Costituzione e come anche la nostra testata ha più volte sottolineato). I quali, a differenza dei tanti che parlano di Scuola, la Scuola la conoscono.
Opporsi al “Piano Estate” non è impossibile né illecito. Basterebbe chiedere in collegio dei docenti – mediante motivata mozione da sottoporre a delibera collegiale (con o senza il conforto della Rappresentanza Sindacale Unitaria) – con quali criteri si intenda procedere a selezionare il personale cui verrebbero affidati i progetti esecutivi del Piano stesso; quali siano i criteri su cui basare la retribuzione; quali, infine, i parametri in base ai quali misurare la retribuzione stessa. In assenza di risposta convincente, il Collegio può legittimamente deliberare come meglio crede.
Di interesse collegiale (ma riguardante anche la RSU e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza) è pure il seguente interrogativo: in base a quali criteri verrebbe individuato il personale amministrativo, tecnico, ausiliario da utilizzare per le necessarie procedure di vigilanza, sanificazione, accoglienza? Si dimentica forse che l’estate coincide con le ferie del personale scolastico – che solo in estate può goderne – e che in estate i “contratti CoViD” cessano?
Se i docenti vogliono tornare ad esser considerati tali (anziché meri esecutori di rango impiegatizio, che di null’altro possono occuparsi se non di obbedire ad ordini superiori) possono obiettare in Collegio – sovrano in materia didattica secondo l’articolo 7 del Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 – che il “Piano Estate” è del tutto fuori luogo in un momento storico in cui in Italia (culla della cultura europea ed occidentale) la salvaguardia del diritto allo studio è invalidata dall’esiguità dell’organico degli insegnanti e degli ATA, nonché dall’angustia degli spazi: problemi annosi, che riducono la forza della didattica ordinaria e la sicurezza di lavoratori e allievi (rilevante soprattutto in epoca di pandemia).
In Collegio i docenti possono poi chiedere di conoscere i criteri sulla cui base verrebbero composti i gruppi di alunni per le attività del “Piano Estate”; e domandare in base a quali canoni razionali verrebbe definito il numero massimo degli stessi alunni. Anche perché il “Piano Estate” – volto a far risaltare il grande impegno del Governo attuale per migliorare la Scuola – non riesce di per sé a cancellare il fatto che il decreto sugli organici prevede anche per l’anno venturo la divisione del numero degli studenti per 27, con conseguenti classi pollaio che potranno arrivare, prima dell’eventuale sdoppiamento, fino a 32!
Dove sono finite le promesse di assunzioni, di classi meno numerose e di investimenti sull’edilizia scolastica? Perché ancora non si aumenta l’organico (per la Scuola vera, quella che va da settembre a giugno) nemmeno dopo gli ultimi due disastrosi anni scolastici, e si sceglie invece di riversare fiumi di denaro – 510 milioni, ossia mille miliardi di lire! – su corsi estivi compensativi dai contorni indistinti, mentre il lavoro ordinario dei docenti si fa sempre più ingrato, faticoso e frustrante? Perché non usare quei milioni per i bisogni reali e concreti della Scuola?
Altro problema da porre nei Collegi: come verrebbero armonizzate le attività estive con la conduzione ed il compimento degli esami? Altro ancora: quali sarebbero i criteri per l’individuazione degli spazi in cui verrebbero svolte le attività estive? Quali i criteri sulla cui base ne verrebbero verificate le caratteristiche necessarie a garantire la sicurezza di tutti?
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