La scuola familiare è la gestione autonoma, da parte dei genitori, dell’istruzione dei propri figli, in sintonia con i propri valori etici e culturali e con le specifiche sensibilità e inclinazioni dei bambini. A tal proposito si vuole riportare, per aprire una discussione in merito, quanto scritto, nelle dimissioni inviate nel 1991 al Wall Street Journal, da John Taylor Gatto, attivo sostenitore della scuola familiare e dell’educazione alternativa. “L’istituzione scuola uccide la famiglia, monopolizzando il tempo migliore dei figli, la giovinezza.
I genitori non partecipano in nessun modo alla scuola come da noi intesa. Gli ordini, che io eseguo come insegnante, sono quelli di abituare, adattare i bambini a una sorta di allenamento animale, allenandoli ad aspettare che gli sia detto cosa devono fare, abituandoli a smettere di fare quello che fanno non appena suona una campanella, persuadendoli che c’è una giustizia nel sistema di giudizio convenzionale. Io non voglio convincere i bambini a credere che gli insegnanti abbiamo dei segreti da svelare a coloro che si comporteranno come discepoli”.
Oggi in Italia gli ultimi test OCSE-PISA hanno messo in rilievo come un quindicenne su cinque sia semianalfabeta, ovvero privo delle capacità fondamentali di lettura e di scrittura. Un motivo in più per discutere e riflettere sul possibile consolidamento, nel nostro Paese, della scuola familiare come alternativa alla scuola pubblica. Forse si dovrebbe rimodulare la scuola pubblica, non più nel segno del risparmio economico, ma in quello del piacere all’apprendimento e alla condivisione dei contenuti culturali.
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