Insegno nel Liceo Scientifico Statale Aristotele di Roma e sono rimasta colpita, come tanti altri, dalle opinioni espresse dalla mamma finlandese a proposito del sistema scolastico italiano. Evitando ogni sterile ed inutile polemica vorrei sottolineare che nella scuola italiana esistono notevoli elementi cardine di grande positività, primo fra tutti la sua inclusività.
Contrariamente a quanto avviene in altri Paesi, ad esempio in Germania dove esistono ancora le classi speciali anche per alunni con DSA, l’Italia, rispetto agli altri Stati dell’Unione Europea, ha la percentuale più alta di istruzione inclusiva. Questo significa che tutte le studentesse e tutti gli studenti, anche quelli con difficoltà più o meno evidenti, hanno la stessa possibilità di apprendere e di inserirsi nel mondo dell’istruzione. Questa idea di inclusione è di altissimo spessore civile e umano ed è sottolineata da un ampio raggio di norme.
La Scuola Italiana, infatti, è fondata su ottime leggi basilari e semmai il problema sta nella loro applicazione. I tre cardini democratici e pedagogici della nostra scuola fondano le loro radici nei Decreti Delegati sulla costituzione degli Organi Collegiali del 1974, seguiti poi da tutte le leggi relative all’integrazione scolastica e dalle nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del 2012. La democratizzazione della scuola ha rappresentato uno degli sforzi più intensi e notevoli espressi dal nostro Paese.
Questo non significa che non ci siano criticità, ovviamente. Molti, infatti, sono i difetti di un sistema che, seppur supportato da leggi di grande spessore, a volte stenta a decollare per mancanza di fondi adeguati e di attenzione da parte dell’apparato politico. Tuttavia denigrare in modo indiscriminato la scuola italiana come è stato fatto dalla mamma finlandese non aiuta il cambiamento positivo, ma serve solo a creare risentimento e divisione.
L’Italia, con tutti i suoi lati negativi, ha una società civile che è stata in grado di creare reti virtuose, a cui fanno capo proprio scuola e famiglia, capaci di arginare serie problematiche giovanili come, ad esempio, gravidanze ed aborti in età adolescenziale, di cui ha il triste primato la Gran Bretagna oppure l’alcolismo in età minorile, che vede la Danimarca come la nazione dove sono più elevati i tassi di consumo di alcolici sia tra i ragazzi che tra le ragazze.
In questo contesto è doveroso anche chiedersi come mai, nonostante le splendide scuole, a differenza dell’Italia, la Finlandia abbia detenuto a lungo il triste primato di Paese con uno dei più alti tassi di suicidi al mondo, soprattutto fra i giovani al di sotto dei 25 anni.
Cinzia Bifarini