C’era una volta… Cominciano così molte favole e potremmo fare iniziare allo stesso modo quella del modello scolastico che sino a qualche anno fa vantava risultati di eccellenza nelle indagini internazionali e che da oltre un lustro in modo marcato (ma il trend involutivo si può fare risalire già a una decina di anni fa) mostra però segni di regresso: parliamo del modello finlandese ormai in declino come testimoniano i dati degli ultimi due rilevamenti Pisa (acronimo di Programme for International Student Assessment) che è un’indagine internazionale promossa dall’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Tralasciando il discorso che, peraltro, diversi osservatori che vivono quotidianamente la scuola contestano il modo in cui sono strutturate nonché l’efficacia e la validità di tali “indagini”, soprattutto se da alcuni poi prese a pretesto per proporre o avallare iniziative di riforme, attraverso confronti improponibili (poiché ogni Stato e ciascun sistema scolastico hanno una propria specificità e non c’è quasi mai omogeneità), ricordiamo che le ultime rilevazioni Ocse Pisa risalgono al 2018, quando si è svolto lo Studio principale (Main Study) riguardante l’analisi e l’elaborazione dei dati, mentre nel 2017 sono state svolte le effettive Prove cognitive sul campo (Field Trial) che hanno coinvolto oltre mezzo milione di quindicenni di 79 diversi Paesi. Ma i dati sono stati diffusi solo a dicembre dell’anno scorso: la diffusione dei “report” avviene sempre con molto ritardo rispetto allo svolgimento del rilevamento, che riguarda i livelli di competenze in Lettura, Matematica e Scienze (a cui negli ultimi anni si è aggiunta, su base volontaria, la prova di Financial Literacy).
Nella pagina web https://www.invalsiopen.it/risultati-ocse-pisa-2018/ sono riportati e commentati i risultati delle ultime rilevazioni Ocse Pisa per quanto concerne gli studenti italiani. Risultati che non sono poi così negativi come in molti hanno voluto sottolineare, se si tiene conto che sostanzialmente in Matematica sono nella media Ocse (a fianco ad esempio di Paesi come Australia, Nuova Zelanda, Federazione Russa, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, e una decina di punti sopra gli Stati Uniti e meno della Francia) e nella prova di Lettura (comprensione del testo) il risultato è di poco inferiore alla media dei Paesi dell’Ocse, anche se la situazione è disomogenea considerando i vari contesti territoriali (si registrano risultati peggiori soprattutto in alcune regioni del Sud, ma i dati andrebbero analizzati tenendo conto dei contesti sociali ed economici differenti, altrimenti si rischia, come capita spesso, di ingenerare confusione o di giungere a conclusioni sbagliate).
E per il nostro Paese, rispetto alla rilevazione precedente nella Lettura e nella Matematica il punteggio non si discosta in maniera significativa da quello della rilevazione Pisa 2015. In Scienze invece si registra una diminuzione di 13 punti e il punteggio complessivo ottenuto nel 2018 è di oltre 20 punti inferiore alla media Ocse.
Ma i risultati Ocse Pisa 2018 per quanto riguarda l’Italia sono stati analizzati nei mesi scorsi con molta attenzione (qualche volta con “enfasi” spesso negativa), noi adesso vogliamo dare un’occhiata ai risultati internazionali (esaminando particolarmente quelli inerenti alla Finlandia) e tale fine ci viene in aiuto sempre la pagina web https://www.invalsiopen.it/risultati-ocse-pisa-2018/ nella parte finale dedicata agli “Approfondimenti”.
In particolare, per avere un quadro delle rilevazioni anche a livello internazionale, con dati comparativi rispetto alle precedenti edizioni delle rilevazioni Pisa, vi invito a leggere l’Appendice A1 – Tabelle internazionali e nazionali di Lettura e l’Appendice A2 – Tabelle internazionali e nazionali di Matematica e Scienze; e poiché in questo articolo ci occupiamo della Finlandia vi fornisco qualche dettaglio in più su come ricercare le tabelle che dimostrano il regresso in termini di punteggio dei ragazzi finlandesi che hanno partecipato alle prove.
Nel foglio di Microsoft Excel che si apre cliccando sui link delle Appendici citate, nella tabella 3.8 si trova il riferimento ai punteggi (anno 2018 e anni di rilevazione precedenti, in modo da poter comparare i dati fra i vari Paesi e anche di un singolo Paese in relazione ad anni differenti) inerenti alla Matematica. Per la Finlandia si va dal punteggio di 548 nel 2006 sino al punteggio 507 del 2018 (15a posizione, mentre prima del “crollo” che si registra a partire dall’indagine del 2012 era ancora al 5° posto nel 2009). Nella tabella 4.8 riferimenti alle prove di Scienze: per la Finlandia 563 punti nel 2006, scesi sino a 522 nel 2018. Nel foglio Excel relativo alla Lettura il suddetto riferimento comparativo si trova nella tabella 2.8: per la Finlandia da 547 punti del 2006 a 520 del 2018, quindi un regresso più contenuto rispetto a Matematica e Scienze.
Ma nonostante questa involuzione ancora oggi molti tessono le lodi e talvolta decantano “il primato” del sistema scolastico finlandese, e qualcuno gli attribuisce il titolo di “miglior sistema scolastico del mondo”. Quando, invece, il risultato migliore è stato conseguito dagli alunni delle aree cinesi di Beijing (Pechino)-Shanghai-Jiangsu-Zhejiang (B-S-J-Z), non solo in Matematica e Scienze ma anche in “Lettura”, dove il sistema di insegnamento/apprendimento è ben diverso da quello proposto nel Paese del Nord Europa.
E a parte le aree dei territori cinesi citati, ci sono anche Paesi dell’area occidentale che hanno sorpassato come qualità di risultati ottenuti il “modello finlandese”. Delle serie: “quando i modelli diventano mode!”.
Chiariamo: il livello scolastico finlandese, stando alle indagini Ocse Pisa, resta comunque elevato (a parte forse il “crollo” in Matematica), ma è innegabile che il trend negativo sia piuttosto marcato rispetto agli “allori” degli anni precedenti, particolarmente per quanto riguarda le conoscenze in matematica e in scienze.
Ed è strano che chi ancora oggi tesse sperticatamente le lodi del sistema finlandese non tenga conto di questi risultati riguardanti quelle stesse rilevazioni (Ocse Pisa) che nel primo decennio del nuovo Secolo avevano avallato il “mito della scuola quasi perfetta” e da imitare. Lascia francamente perplessi che i dati che avevano posto positivamente all’attenzione generale il modello finlandese vengano adesso taciuti da chi continua a considerarla la “scuola migliore del mondo”.
Peraltro il peggioramento dei dati concernenti i quindicenni “discendenti delle popolazioni finniche” era già stato evidenziato negli anni precedenti: nei risultati del 2015 il punteggio della Finlandia era calato in tutte le tre categorie: 11 punti in meno in Scienze, 10 in Matematica, 5 in Lettura (tranne eccezioni, gli altri Paesi di “prima fascia” nelle rilevazioni del 2012 avevano invece fatto registrare nel Rapporto Ocse Pisa successivo gli stessi risultati o erano migliorati).
Ma a prescindere dai numeri chiari del declino in termini di livello di competenze nelle indagini internazionali, il sistema scolastico finlandese aveva (e nonostante tutto ha ancora, forse perché certi “luoghi comuni” sono difficili da accantonare) sì tanti estimatori ma anche molti elementi che suscitavano per alcuni aspetti giudizi non certamente entusiastici, per usare un eufemismo!
Ma su come è impostato il curricolo di studio nella Repubblica di Finlandia ritorneremo con un altro successivo articolo (per quanto riguarda l’obbligo scolastico ad esempio è previsto un anno in meno rispetto all’Italia), così come sui sistemi di inclusione e sull’applicazione di un metodo di insegnamento di tipo “multidisciplinare” (diverso da interdisciplinare) per consentire un apprendimento che deve fornire agli studenti capacità adeguate a sviluppare un’autonomia più marcata presentando diversi fenomeni da vari punti di vista, secondo molti osservatori però a discapito delle conoscenze (che generano competenze) delle varie singole discipline. O sul fatto che non esistono le canoniche classi su base prettamente anagrafica, come le intendiamo noi: gli alunni sono divisi per interessi e livello di apprendimento: “alla faccia” del concetto di integrazione e del “non lasceremo indietro nessuno” (parole di “azzoliniana” memoria… anche per giustificare i Pai-Piani di apprendimento individualizzato post Dad, ma usate in questi mesi non solo da lei). La divisione per livello di apprendimento se può essere “galvanizzante” ed utile per un dodicenne che si trova in un gruppo con dei sedicenni diventa penso “penalizzante” e poco “incentivante” per un ragazzo di sedici anni che si ritrovasse viceversa in un gruppo di dodicenni.
Ma questi aspetti li descriveremo meglio in un prossimo articolo a breve, così come i motivi che secondo pedagogisti, docenti, psichiatri, sindacalisti sono alla base del declino del “modello Finlandia”. Per quanto attiene ai motivi per ora ci limitiamo a citarne uno: c’è chi addossa parte della responsabilità del calo del rendimento degli studenti finlandesi alle nuove tecnologie, che vengono utilizzate per un numero di ore troppo elevato condizionando negativamente la lucidità dei ragazzi e la loro capacità di concentrazione.
A tal proposito interessane il parere di Pasi Sahlberg, docente finlandese, figura di spicco nelle politiche dell’istruzione del Paese del Nord Europa, che intervistato tempo fa dal “Washington Post” ha evidenziato che “secondo le nuove ricerche sugli effetti di internet sul cervello, e quindi anche sull’apprendimento, le conseguenze principali sono tre: un processo di elaborazione delle informazioni più superficiale, una maggiore tendenza alla distrazione e un’alterazione dei meccanismi di autocontrollo. Se così fosse, ci sono ragioni per credere che l’aumento dell’utilizzo di tecnologie digitali per la comunicazione, l’interazione e l’intrattenimento renderà più difficile concentrarsi su questioni concettuali complesse, come quelle affrontate nella matematica e nelle scienze. È interessante notare come la maggior parte dei Paesi sia alla prese con lo stesso fenomeno di distrazione digitale tra i giovani”.
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