Sono un assiduo frequentatore dei Social. Entrando in molte pagine e intervenendo spesso, sembrerebbe che la categoria degli insegnanti abbia ripreso consapevolezza della propria condizione lavorativa sempre più precarizzata, ritrovando quindi una certa unità nell’azione.
Personalmente sono convinto che la realtà sia, come sempre, grigia. Il dissenso, la contrapposizione argomentativa – il turpiloquio non mette alle corde la controparte. Quindi lo ritengo inutile – coesiste con una parte dei docenti che sostengono la riforma. Disinformati, indifferenti, rassegnati? Difficile dirlo. Sono comunque da rispettare, anche se non si possono condividere le loro posizioni. Essi sostengono non solo gli aspetti materiali, normativi ( comitati di valutazione, premialità…), ma anche la filosofia volta all’ottimizzazione a tutto svantaggio dei docenti. Mi riferisco alle nuove funzioni, alcune positive, come l’AD e il team dell’innovazione. A queste stanno partecipando complessivamente poco più di 40.000 docenti ( 8.303 Animatori Digitali e 24.000 componenti del Team dell’innovazione ). Purtroppo, quando il compenso è stato riconosciuto è assolutamente inadeguato rispetto ai compiti previsti dal PNSD. Un altro esempio è la disponibilità data da molti colleghi nell’assunzione della funzione di commissari al concorso scuola ( 2015 ). E altro ancora.
Sicuramente è a questa tipologia di docenti – assolutamente non identificabile con le figure previste dal PNSD – alla quale si rivolge l’Amministrazione. Questi colleghi inconsapevolmente – opto per questa percezione – hanno assunto la funzione di neutralizzazione di tutte le istanze che si riconoscono in un riconoscimento professionale – ogni nuovo incarico deve essere adeguatamente retribuito – del nostro essere insegnanti, divenendo la sponda per una mutazione che probabilmente diverrà strutturale a beneficio esclusivo dell’Amministrazione. La conferma di questa tendenza l’abbiamo in questi giorni. Il prossimo contratto regalerà “briciole” , probabilmente scompariranno gli scatti settennali, sicuramente anche la vacanza contrattuale ( cfr. Def 2017-2019 ).
A questo si aggiunge la frattura orizzontale tra i docenti, che declina perfettamente il detto latino ” Divide et impera “.
Quadro desolante, ma come afferma il filosofo fictiano e marxiano, non possiamo arrenderci. Non possiamo e non dobbiamo creare la frattura tra la teoria e la prassi trasformatrice. A settembre ci aspetterà una dura battaglia per un contratto dignitoso, coscienti che avremo colleghi che saranno disposti anche ad accettare le ”briciole”, folgorati dall’annuncite che non ci sono i soldi. Per non parlare poi del referendum sulle modifiche costituzionali che se vedrà l’apporto determinante degli insegnanti varrà più di tanti scioperi generali.