Il Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà personale ha inviato una lettera ai Ministri dell’Istruzione, dell’Università e della Giustizia per la riattivazione dei percorsi scolastici nelle istituzioni penitenziarie, sulla scorta di quanto il CESP-rete delle scuole ristrette ha scritto nelle lettere e nell’ultimo appello a lui indirizzate e di cui abbiamo già parlato in precedenti articoli.
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Scrive il Garante: “Pur comprendendo la complessità del momento che sta vivendo il Paese e la straordinarietà della situazione anche nell’ambito oggetto di questa mia lettera, occorre garantire che l’anno
scolastico si chiuda per tutti positivamente (salvo restando il recupero degli eventuali debiti nell’anno scolastico prossimo) e che siano portate a compimento le procedure finalizzate all’espletamento degli esami di Stato per le classi terminali dei cicli. Così come devono essere garantiti gli esami universitari e le sessioni di laurea. Il tutto utilizzando le forme che le tecnologie dell’informazione e della comunicazione offrono”.
“Ritengo, inoltre, – continua il Garante – che occorra fin da subito considerare gli scenari futuri, che potrebbero portare – in ipotesi sfavorevole – al proseguimento della sospensione delle lezioni in classe e che, quindi, occorra definire un piano specifico che riguardi l’istruzione nei luoghi di detenzione”.
Come è già stato evidenziato, i problemi fondamentali sono legati alla disponibilità di personal computer e tablet, alle forme di accesso a banche dati e all’offerta tutoriale attraverso video-conferenza, prevedendo la modalità Skype anche per colloqui e/o esami.
“Laddove, malauguratamente, la situazione non dovesse consentirlo, – scrive il Garante – potrebbero essere individuate soluzioni alternative anche ricorrendo a canali specifici di televisioni locali. Si segnala positivamente, per esempio, la soluzione adottata dall’Ufficio scolastico regionale della Liguria che in uno dei comuni del suo territorio, nel contesto della garanzia dell’istruzione anche a chi rimane escluso dalla “Didattica a distanza” perché privo di connessione, si è organizzata per utilizzare, appunto, un canale televisivo”.
“I percorsi di teledidattica in carcere – conclude – non risolverebbero, naturalmente, il problema non secondario del feedback tra docenti e studenti che potrebbe, però, seppur parzialmente, essere superato tramite l’attivazione di caselle di posta elettronica, che le istituzioni scolastiche di riferimento e le Università potranno generare direttamente, nelle forme che si converranno. Nell’ottica di cooperazione tra le Istituzioni, confido nella Vostra attenzione a quanto segnalato, erto della condivisione circa la necessità e l’opportunità di tutelare quel valore fondante che è rappresentato dalla cultura, specialmente in luoghi dove si è privati della libertà e si dovrebbe agire per un futuro diverso ritorno alla società esterna”.
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