La crisi economica non risparmia la scuola italiana. Sempre meno famiglie e imprese riescono a sostenere i cosiddetti “contributi volontari”, che spesso rappresentano una voce essenziale per la gestione di attività extracurriculari e servizi integrativi. Per la prima volta, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha reso pubblici i dati sui bilanci delle scuole italiane, offrendo uno spaccato chiaro: nel 2023 i contributi delle famiglie sono calati del 17,5% rispetto al 2019, pari a 48 milioni di euro in meno su un totale di 224 milioni. Questo calo pesa soprattutto sui servizi di sostegno agli studenti economicamente svantaggiati, come le agevolazioni per gite e attività di formazione all’estero, per cui le spese familiari sono aumentate del 23%.
Le difficoltà si estendono anche alle sponsorizzazioni da parte di aziende e privati, che diminuiscono dell’11,5% rispetto agli anni precedenti. Secondo il bilancio 2023, le scuole che riescono a ottenere sponsorizzazioni hanno ricevuto circa 887mila euro in totale, una cifra irrisoria per un sistema scolastico che fatica a garantire servizi essenziali. I cali più significativi si registrano soprattutto nelle scuole del Sud Italia, ma sono diffuse su tutto il territorio.
Secondo quanto riporta Repubblica, le ragioni di questa discesa sono molteplici. Vito Pecoraro, dirigente scolastico dell’Istituto Pietro Domina di Petralia Sottana (Palermo), sottolinea che molti genitori evitano il contributo per ragioni economiche o perché lo percepiscono come superfluo, essendo volontario. “Abbiamo persino avuto casi di genitori che, dopo aver versato il contributo, ne hanno richiesto la restituzione, pensando fosse obbligatorio”, spiega Pecoraro. In realtà, per molte scuole questi contributi sono vitali per l’offerta didattica.
Dal lato delle aziende, anche la crisi energetica, la pandemia e le tensioni geopolitiche hanno pesato sulle finanze, rendendo più difficile il sostegno economico al settore scolastico. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, evidenzia inoltre l’influenza del calo demografico: “Anche la diminuzione del numero di studenti, seppure solo del 5%, contribuisce a ridurre le risorse disponibili”.
Paola Bortoletto, presidente nazionale dell’Andis, aggiunge infine che il contesto varia di scuola in scuola: “Dopo il Covid e con l’arrivo dei fondi Pnrr, molte famiglie sperano che sia lo Stato a coprire i costi della scuola. Ma la realtà è che, specie nelle aree economicamente più fragili, i contributi volontari rimangono insostituibili”.