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Scuola in ospedale, docenti normali fanno lezioni “su misura” a 70 mila allievi spesso malati oncologici

Sono stati 70 mila i bambini e ragazzi che nel 2017 hanno frequentato la scuola in ospedale. In particolare, grazie a 740 docenti e 200 sezioni ospedaliere, presenti in tutta Italia (soprattutto in Lombardia, Campania, Lazio, Liguria e Sicilia), durante l’anno scolastico 2017/18 ben 69.290 studenti, dalla materna in su, hanno potuto studiare in corsia.

Fenomeno in crescita

Ad insegnare sono docenti veri e propri, che devono avere sensibilità e flessibilità per adattarsi alle difficoltà dei pazienti.

Il fenomeno è in crescita. Perché nel 2015-2016 erano stati 62.204, nel 2016-17 58.049 e ad aumentare in particolare, sono quelli delle scuole superiori, passati dai 4.000 degli anni precedenti a 6.000.

Si tratta per lo più di malati oncologici, che frequentano scuole con indirizzi e livelli diversi. Le lezioni quindi non sono standard ma ‘cucite su misura’ e scandite dagli orari delle terapie. Per i medici stessi è un supporto nelle cure.

Bussetti: servizio da potenziare

Questo servizio, sottolinea il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, è “un elemento di eccellenza che contraddistingue il nostro sistema scolastico” e che “vogliamo potenziare e far crescere ancora. Lo faremo con nuovi canali di finanziamento e più insegnanti”.

Perché “una scuola che fa scuola”, deve essere “capace di essere vicina agli alunni e di accompagnarli anche nei loro momenti di difficoltà, e che riesce a trasformare in opportunità anche una debolezza. Noi vogliamo potenziare questo servizio, farlo crescere ancora. E lo faremo con nuovi canali di finanziamento e più insegnanti”.

“Garantire a tutti gli alunni colpiti dalla malattia il diritto alla cura, ma anche all’istruzione – ha concluso il ministro – è un segno di civiltà oltre che di cultura”.

In corso l’aggiornamento delle linee guida

Ma molto spesso, alle difficoltà dovute alle terapie e alla malattia, si aggiunge anche quella di dover interrompere gli studi ed essere isolati dai propri amici. Ed è per tale motivo che è nato il Servizio della Scuola in Ospedale.

A fare il punto sulle novità in arrivo in materia, una conferenza di servizio a cui hanno partecipato il Miur, i referenti degli Uffici Scolastici Regionali e i dirigenti scolastici delle Scuole Polo: è in corso l’aggiornamento delle linee guida nonché a procedura di assegnazione delle risorse destinate al potenziamento delle azioni di sviluppo e coordinamento nazionale, incluso il funzionamento di un portale nazionale ad hoc e un registro elettronico per i docenti ospedalieri.

Le linee guida, pubblicate nel 2003, vanno adottate per contestualizzare la modalità di erogazione del servizio alla nuova realtà scolastica e sanitaria (ad esempio, negli ultimi anni sono aumentati i disturbi alimentari).

Importante anche per le famiglie

Grazie “I bambini affetti da tumore – ha detto all’Ansa Antonio Ruggiero, primario di Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli Irccs di Roma – sono impegnati in un percorso fatto di ricoveri che durano mesi. Frequentare la scuola facilita la permanenza in ospedale e li rende più pronti a ricevere terapie spesso pesanti. Per le loro famiglie significa, inoltre, continuare a investire nel futuro”.

Così si mantiene un collegamento con i compagni

“La scuola in ospedale aiuta lo studente a mantenere i contatti con i compagni e ne favorisce l’integrazione in classe una volta uscito. Per questo facciamo anche verifiche e le nostre valutazioni vengono recepite dagli istituti di provenienza, facendo sì che abbia una pagella completa”, ha detto Daniela Di Fiore, che insegna italiano e storia al Gemelli e che ha raccontato la sua esperienza nel libro ‘Ragazzi con la Bandana’ (Infinito Edizioni, 2015).

Alessandro Giuliani

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