Regionalizzazione da bloccare sul nascere, contratto da rinnovare mettendo sul tavolo aumenti sostanziosi, immissione in ruolo di tutti i precari con più di 36 mesi. Sono i temi più impellenti che i sindacati hanno sottoposto ai dirigenti Miur nel corso dell’incontro tenuto il 4 aprile al ministero del Lavoro: anche se i rappresentanti dell’amministrazione centrale hanno detto di volere aprire un tavolo di confronto, partire dal prossimo lunedì, i sindacati hanno deciso di rompere gli indugi, annunciando lo sciopero per il prossimo 17 maggio.
La Tecnica della Scuola ha deciso di avviare un approfondimento sui temi che porteranno allo sciopero generale, sul quale stanno confluendo anche le altre sigle sindacali, iniziando a capire perché nelle nostre scuole la supplentite continua a dominare la scena.
Secondo una stima della Uil Scuola, il prossimo anno scolastico le persone con contratto precario potrebbero essere quasi 200 mila, con una crescente precarizzazione di tutta la scuola.
Ne abbiamo parlato con Pasquale Proietti, della segreteria nazionale del sindacato Confederale guidato dal Pino Turi.
Proietti, perchè nelle nostre scuole continuano ad esservi tante cattedre scoperte che vanno a supplenza?
Perché il problema non è stato mai governato e affrontato seriamente. Sul precariato bisogna passare dai programmi ai fatti. Secondo noi occorre introdurre un percorso che, riconoscendo la professionalità e il servizio svolto, potrà gradualmente stabilizzare decine di migliaia di docenti precari.
Quindi è una sanatoria?
No, non abbiamo mai chiesto sanatorie, non e’ la strada corretta. Deve essere prevista l’assunzione per i precari con almeno 36 mesi di servizio riconoscendo il valore dell’esperienza “fatta sul campo”, attraverso un concorso riservato non selettivo.
Sul reclutamento da qualche settimana avete perso la pazienza: perchè?
Inizialmente la Uil scuola ha apprezzato le scelte del Governo gialloverde rispetto alla cancellazione del percorso FIT. Poi, però, ci saremmo aspettati risposte concrete per i tantissimi docenti che negli anni hanno fatto funzionare la scuola italiana. Invece, l’apertura è stata pallidissima, con percentuali minime (10%) riservate in occasione dei concorsi ordinari.
Non tutti i precari sono uguali: quali andrebbero stabilizzati subito?
Quello dell’assunzione automatica per coloro che hanno svolto più di tre anni di lavoro è un concetto che deve valere per tutti i lavoratori, altrimenti a settembre in cattedra ci saranno centinaia di migliaia di docenti precari, con tutto ciò che ne consegue. All’interno di questo quadro bisogna individuare soluzioni anche per gli insegnanti di religione cattolica, soprattutto per i vincitori del concorso del 2004, ai quali occorre delle risposte in fretta.
Perchè?
Perché sono passati 15 anni dall’ultimo concorso e, prima di bandirne uno nuovo, vanno trovate soluzioni: stiamo parlando di 2.500 docenti, vincitori appunto dell’ultimo concorso del 2004, tutti ormai con oltre 20 anni di anzianità. Hanno garantito e stanno continuando a garantire l’attività d’insegnamento. Lo Stato non può continuare ad ignorarli.
Su questo argomento c’è un dibattito in corso, con dei possibili sviluppi legislativi.
Noi, come Uil Scuola, non abbiamo preclusioni per nessuno. Se il provvedimento di iniziativa parlamentare del senatore Mario Pittoni, della Lega, dovesse davvero andare nella direzione di assumere un bel numero dei docenti di religione, allora ben venga.
La stessa strada si potrebbe intraprendere anche per gli altri precari?
Certo, vale per tutti. Il problema del precariato ha bisogno di soluzioni urgenti e complessive, e lo strumento dovrebbe essere quello di un decreto legge che ricomprenda tutti gli aspetti rappresentati. Dal tavolo di confronto che il ministro ha convocato per lunedì prossimo a Roma, si capirà se c’è qualche possibilità che ciò avvenga.
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