Il dossier che accompagnerà la discussione del Dl Sostegni bis in Parlamento, in vista della conversione in legge, parla anche della scuola dell’infanzia e chiarisce le modalità di accreditamento degli asili gestiti da privati, qualora siano rispettati e garantiti i requisiti di organizzazione e accoglienza previsti dai relativi regolamenti comunali per la gestione dei servizi all’infanzia.
Requisiti di accreditamento
Per quanto riguarda i requisiti di accreditamento, il dossier specifica:
L’assunzione degli educatori avviene tramite bando di concorso pubblico per titoli ed esami ad opera dei comuni.
Per quanto concerne il titolo di accesso, l’art. 14, co. 3, del d.lgs. 65/2017 ha
previsto che, a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020, l’accesso ai posti di
educatore di servizi educativi per l’infanzia è consentito esclusivamente a
coloro che sono in possesso della laurea triennale in Scienze dell’educazione nella classe L19 a indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l’infanzia o della laurea quinquennale a ciclo unico in Scienze della formazione primaria, integrata da un corso di specializzazione per complessivi 60 crediti formativi universitari, da svolgersi presso le università.
Si specifica inoltre che continuano ad avere validità per l’accesso ai posti di educatore dei servizi per l’infanzia i titoli conseguiti, entro il 31 maggio 2017 (data della sua entrata in vigore) nell’ambito delle specifiche normative regionali.
Nuovi posti
Ricordiamo anche che il Piano nazionale di ripresa e resilienza si pone l’obiettivo di incrementare in modo deciso i posti disponibili per i piccoli alunni (e di riflesso i posti di lavoro per gli insegnanti), mediante i finanziamenti del Recovery fund: a fronte di una estrema carenza di servizi per l’infanzia, tutta italiana, il Pnrr si pone l’obiettivo di creare 228 mila nuovi posti, con un intervento massiccio nel Sud Italia.
Si legge nel Pnrr: il rapporto tra posti disponibili negli asili nido e il numero di bambini di età compresa tra 0 e 2 anni si colloca nel nostro Paese in media al 25,5 per cento – con rilevanti difformità territoriali – ovvero 7,5 punti percentuali al di sotto dell’obiettivo europeo del 33 per cento e 9,6 punti percentuali al di sotto della media europea. Significa che 1 bambino (0-2 anni) ogni 4 trova posto; 3 su 4 no.