Un asilo nido
Fa discutere la decisione della Provincia autonoma di Bolzano sulla frequenza obbligatoria dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia.
La notizia è di questi giorni anche perché proprio il 3 dicembre scorso la Provincia ha adottato una delibera in merito.
Per la verità, però, la questione è piuttosto vecchia in quanto i presupposti risalgono ad una legge provinciale del 2008, la numero 5 del 16 luglio di quell’anno, che al secondo comma dell’articolo 2 stabilisce quanto segue: “La frequenza della scuola dell’infanzia costituisce un diritto dei singoli bambini e bambine. A tal fine l’offerta educativa e la possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia sono assicurate a tutte le bambine e a tutti i bambini. La frequenza della scuola dell’infanzia è facoltativa. Un anno nella scuola dell’infanzia è obbligatorio, non incide sull’obbligo scolastico nonché sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione stabiliti dalla normativa nazionale”.
Adesso, in attuazione di questa disposizione, c’è la deliberazione della Giunta provinciale n. 1111 del 03.12.2024 con sono stati stabiliti i criteri e le modalità per l’introduzione dell’anno obbligatorio di scuola dell’infanzia.
Nonostante la chiara enunciazione (l’anno obbligatorio “non incide sull’obbligo scolastico nonché sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione stabiliti dalla normativa nazionale”) è abbastanza chiaro che, comunque, la norma alto-atesina incide in qualche modo sulle regole nazionali: se così non fosse non sarebbe stato necessario approvare una specifica disposizione sul punto.
Difficile sapere se questa norma sia gradita o sgradita ai sindacati e alle opposizioni: da un lato ci si dovrebbe aspettare che una qualche forma di obbligo di frequenza della scuola dell’infanzia trovi favorevoli i sindacati; d’altro canto diventa un po’ difficile per molti manifestare apprezzamento per una legge provinciale adottata proprio grazie alle norme sull’autonomia (che è esattamente ciò che chiedono i fautori dell’autonomia differenziata).
Insomma una bella contraddizione dalla quale non è facile uscire. Non a caso sulla decisione dell’Alto Adige non si leggono commenti e dichiarazioni pubbliche.
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