Professionisti qualificati sono garanzia di ambienti culturali ricchi e stimolanti e di una pedagogia di alta qualità nell’ambito della quale le interazioni bambino-insegnante producono migliori risultati di apprendimento. Ce lo dice l’ultimo rapporto Ocse pubblicato il 6 settembre scorso, Education at a glance 2021.
Sembra una banalità, ma non lo è, visto che nella scelta della scuola dell’infanzia per i propri figli, spesso i genitori guardano alla struttura scolastica nuova o alla varietà di proposte didattiche, magari da svolgersi in ampi spazi all’aperto (senz’altro elementi importanti, in ogni caso) molto più che alla presenza di insegnanti abilitati, e dunque con competenze pedagogico-didattiche di un certo spessore.
Naturalmente uno dei criteri che incide sulla adeguatezza della risposta apprenditiva degli alunni, è anche il rapporto tra numero di alunni e numero di insegnanti. Rapporti più piccoli sono considerati vantaggiosi, perché consentono al personale di concentrarsi maggiormente sulle esigenze dei singoli bambini e di ridurre la quantità di tempo necessario a gestire le interruzioni delle lezioni.
Il rapporto tra bambini e personale docente è un indicatore importante delle risorse dedicate all’istruzione, si legge nel report dell’Ocse, anche sul fronte delle scelte di Governo, un tema da sempre caldo nel nostro Paese, alla luce del fatto che il Ministro dell’Istruzione Bianchi consideri classi pollaio solo quelle con un numero di alunni superiore a 26 o 27. Insomma, le classi pollaio non sono la priorità del Ministro, al contrario di quanto il tema è caro a docenti e genitori, secondo il sondaggio effettuato dalla Tecnica della Scuola, di cui di recente abbiamo riferito: un dato schiacciante, quello della nostra indagine, visto che il 70,5% dei rispondenti al sondaggio ha posto come prioritaria, nel sistema scolastico italiano, l’esigenza di ridurre il numero di alunni per classe.
Ma per tornare al report dell’Ocse, il rapporto bambino-personale e le dimensioni dei gruppi fanno parte dei regolamenti utilizzati per migliorare la qualità delle scuole dell’infanzia.
In media nei Paesi OCSE, ci sono 15 bambini per ogni insegnante che lavora nell’istruzione preprimaria, ma esistono ampie differenze tra i Paesi. Il rapporto tra bambini e personale docente, esclusi gli assistenti degli insegnanti, varia da meno di 10 bambini per insegnante in Danimarca, Finlandia, Germania, Islanda e Nuova Zelanda a 20 o più in Brasile, Cile, Colombia, Francia, India, Messico, Slovenia e il Regno Unito.
Tra il 2015 e il 2019, il numero di bambini per personale docente a livello preprimario è diminuito nella maggior parte dei Paesi OCSE. Nella maggior parte di questi, il calo del rapporto tra bambini e personale docente è dovuto alla maggiore crescita del numero di insegnanti rispetto al numero di bambini iscritti all’istruzione preprimaria.
In Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Corea, Messico, Norvegia e Portogallo, il numero di insegnanti è aumentato nonostante un calo del numero di bambini iscritti dal 2015. Infine, in Italia, Islanda, Giappone, Paesi Bassi e Spagna, il numero dei bambini iscritti all’istruzione preprimaria è diminuito a un ritmo più rapido rispetto al numero di insegnanti. Tra il 2015 e il 2019, il rapporto bambino-insegnante è aumentato del 9% o più in Lussemburgo e Arabia Saudita. Questo è stato l’effetto combinato di un aumento del numero di bambini in età prescolare iscritti e di una diminuzione del numero di insegnanti.
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